Al cuore della misericordia

Durante l’omelia in occasione della celebrazione penitenziale di venerdì 13 marzo scorso,  Papa Francesco – dopo aver commentato l’episodio della peccatrice perdonata di cui parla il vangelo di Luca al cap. 7° – ha dichiarato: “Cari fratelli e sorelle, ho pensato spesso a come la Chiesa possa rendere più evidente la sua missione di essere testimone della misericordia. E’ un cammino che inizia con una conversione spirituale; e dobbiamo fare questo cammino. Per questo ho deciso di indire un Giubileo straordinario che abbia al suo centro la misericordia di Dio. Sarà un Anno Santo della Misericordia. Lo vogliamo vivere alla luce della parola del Signore: <<Siate misericordiosi come il Padre!>> (cfr. Lc 6,36)”.

Prima di giungere a questo annuncio, comunque, il Papa aveva proposto alcune puntuali riflessioni sul brano evangelico sopra ricordato, sottolineando che, prima ancora dell’amore e del pentimento che la donna manifesta con il suo atteggiamento di umiltà nei confronti di Gesù, c’è soprattutto l’amore misericordioso di Gesù per lei che la spinge ad avvicinarsi. Il desiderio principale della donna è quello di avere la certezza di essere perdonata…e “Gesù le dona questa certezza: accogliendola le dimostra l’amore di Dio per lei, proprio per lei, una peccatrice pubblica! L’amore e il perdono sono simultanei”.

Tutto ciò, inoltre, è in netto contrasto con l’atteggiamento di Simone il fariseo che, dice il Papa: “non riesce a trovare la strada dell’amore…Il suo giudizio sulla donna lo allontana dalla verità e non gli permette neppure di comprendere chi è il suo ospite”. Il giudizio che spesso sbrigativamente diamo del prossimo – e che forse bisognerebbe chiamare ‘pregiudizio’ – ci impedisce di cogliere la vera realtà delle persone, perché si ferma alla superficie delle cose. Per questo Papa Francesco ci esorta “a puntare sul cuore per vedere di quanta generosità ognuno è capace. Nessuno può essere escluso dalla misericordia di Dio”.

A mio parere comunque l’osservazione forse più decisiva (e meno scontata) è quella che il Pontefice mette all’inizio della sua riflessione, quando osserva che “fare esperienza dell’amore di Dio, comunque, è anzitutto frutto della sua grazia…La trasformazione del cuore che ci porta a confessare i nostri peccati è ‘dono di Dio’…è un regalo, è ‘opera sua’”. L’annuncio della infinita misericordia del Signore, infatti, rischia di rimanere senza risposta se gli uomini non sono consapevoli del proprio bisogno di perdono e riconciliazione. E in generale oggi non è difficile scorgere come nella mentalità corrente si assista da tempo a un “deperimento delle evidenze etiche” (come diceva il Card. Martini), che si accompagna a un affievolirsi del senso di responsabilità e a un diffuso soggettivismo, i quali insieme fanno da ostacolo alla consapevolezza della propria condizione di peccatori. Si rischia spesso di rimanere chiusi nella presunzione di Simone il fariseo, che pensava di non aver bisogno di perdono.

Davanti a questa situazione, oltre alla testimonianza sincera dei praticanti e alla preghiera, penso sia necessario un particolare sforzo in campo educativo, rivolto quindi soprattutto alle giovani generazioni. Non conosciamo ancora le varie iniziative che saranno attivate nel prossimo Anno Santo della Misericordia, che il Papa ha affidato al Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, ma penso proprio che saranno date indicazioni e offerti sussidi e opportunità in questo senso. Auguriamoci perciò reciprocamente di poter ricavare il maggior frutto possibile da questa nuova iniziativa di Papa Francesco.

 Mons. Elio Burlon