La piccola bellezza

10 giorni fa è arrivato il fatidico momento in cui giriamo il foglio del calendario e compare implacabile la scritta settembre, mettiamo via le valigie, riponiamo in un armadietto le creme solari e nella loro scatola gli scarponi da montagna. Si ricomincia!

Una delle poche cose belle di questo mese sono le feste: abbiamo iniziato con la festa di San Rocco il primo fine settimana, poi la festa patronale di San Pio X, le fiaccoline e le feste dei nostri oratori, che concludono il mese e danno avvio al nuovo anno oratoriano. Come da tradizione la FOM (fondazione oratori milanesi) ci suggerisce un tema per questo anno: “Vedrai che bello”, il riferimento è al capitolo 1 del Vangelo di Giovanni nel quale Gesù alla domanda dei discepoli di Giovanni “Maestro, dove dimori?” risponde “Venite e vedrete”.

L’invito che fa il Signore ci rivela uno stile che ogni cristiano dovrebbe avere e, secondo il mio modesto parere, rischia di essere dimenticato nel nostro tempo. C’è una bellezza da riscoprire, un bello che dona slancio e senso al fare di ogni giorno, un bello sempre più difficile da vedere perché abbiamo le lenti appannate dall’odio e dai drammi che vengono quotidianamente esaltati sotto la luce accecante dei media. Come si può vivere secondo l’esempio di Cristo se vediamo soltanto i buchi neri dell’umanità? La bellezza è reale e concreta, ma dobbiamo cercarla, svelarla, togliere quei drappi che ci impediscono di goderne. In tutto questo può aiutarci il periodo estivo appena concluso: spesso le vacanze sono quel tempo straordinario nel quale sappiamo ancora far esistere lo stupore nel nostro volto, guardare una frazione di creato e chiamarla piccolo pezzo di paradiso. Torniamo con la mente a questa esperienza per saper riconoscere la bellezza che ci circonda.

Per vedere tutto ciò Gesù ci dice che è necessario un venire, mettersi in cammino, uscire dalla propria comfort zone, svolgere un ruolo attivo. In questa epoca in cui abitiamo un’infinità di spazi contemporaneamente, grazie agli strumenti che sono diventati ormai un’estensione del nostro corpo, il rischio è quello di essere presenti ovunque ma sempre e solo con una partecipazione passiva che passa attraverso i tasti di una tastiera. Uno tsunami di commenti, like, faccine sorridenti o arrabbiate, attraverso i quali esprimiamo le nostre idee, difendiamo una causa o insultiamo chi la pensa diversamente; tutto questo può portare a vivere la propria appartenenza ad una comunità in modalità remota, restando comodamente in casa, mentre si dimentica di cosa abbia bisogno realmente la comunità: affetto, aiuto, abbracci, servizi.

“Vedrai che bello” è un invito fatto non solo a chi abita i nostri oratori, ma ad ogni uomo per ricordargli che è ancora possibile stupirsi per tante piccole schegge di bellezza nascoste qua e là nella vita, ma è necessario sporcarsi le mani, aprire la porta di casa ed uscire, compiendo quei passi che permettono si realizzi un vero incontro.

don Pietro