Orizzonte o passatempo
I professori raccomandano ai genitori di «seguire i figli» nello studio, sorreggendone le motivazioni e tenendo sotto controllo i comportamenti. Gli allenatori insistono con i genitori affinché ogni giorno ci sia per i figli uno spazio di attività fisica mirata così che siano sempre atleticamente preparati alle sfide che li attendono. Qualcosa di analogo viene richiesto dagli insegnanti di danza, di musica, di lingua straniere, di antiche e nuove arti espressive.
I ragazzi e le ragazze sono lo specchio della vita familiare: motivazioni ad agire, organizzazione del tempo, modifica dei comportamenti, allargamento di relazioni e interessi.
Anche catechisti e catechiste chiedono ai genitori di interessarsi agli argomenti trattati durante gli incontri e di prevedere la partecipazione ai momenti di preghiera della comunità, primo tra tutti la Messa domenicale. Potrebbe sembrare che la vita cristiana si affianchi a tutto il resto in una via intermedia tra scuola dell’obbligo e coltivazione di graditi passatempi.
In verità la famiglia credente non è chiamata a vivere la fede come un argomento tra i tanti o semplicemente come occasione di inserimento sociale. La fede non è un prodotto o un hobby – e nemmeno un obbligo–, ma l’orizzonte stesso della vita. Un orizzonte non astratto, ma bisognoso di tempi e spazi per maturare. Quelli della preghiera in famiglia, dell’educazione alla carità, della condivisione dello stile di vita secondo il Vangelo, partendo dall’insegnare a riconoscere la persona di Gesù come essenziale per l’esistenza di ciascuno e della famiglia stessa.
Il pensiero della settimana
Festa della Santa Famiglia
“Gesù stava loro sottomesso”
Celebrando la festa della Santa Famiglia di Nazareth, la nostra riflessione si sofferma su una istituzione fondamentale sia della Chiesa che dello Stato. La Bibbia per prima sottolinea l’importanza di questa istituzione. Il 4°comandamento “onora il padre e la madre”, che regola i rapporti familiari, è l’unico cui è annessa una benedizione.
La Famiglia, scaturisce dalla volontà esplicita di Dio nel suo creare l’uomo e la donna, a sua immagine, cioè capaci di amarsi così da essere una “carne sola” e di essere suoi collaboratori nel dare la vita.
Dio ha voluto che l’amore coniugale fosse segno del suo amore per l’uomo: totale, fedele, gratuito, fecondo.
Perché la famiglia realizzi il progetto originario, il primato deve essere sempre di Dio. Il primo impegno deve essere quello di riscoprire la sua volontà, i suoi progetti su noi e sui nostri figli. Nell’adesione da parte di tutti alla volontà di Dio sorge in famiglia una vera comunità, come quella di Nazareth, dove ci si ama non per interesse, ma gratuitamente; in cui non ci si arrabbia se non ci si capisce, ma si ricerca insieme il disegno di Dio, in cui l’autorità non è potere che schiaccia, ma servizio alla crescita delle persone, in cui l’essere sottomessi, come Gesù, non è visto come impoverimento, ma
come condizione per crescere in “sapienza e grazia”. Sia così per tutte le nostre famiglie.
don Alberto Barlassina
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