Il papa e le crisi
I papi parlano a tutti.
Una volta all’anno parlano anche ai diplomatici accreditati presso la S. Sede
affinché non solo loro e i loro governi, ma tutti possano riflettere sull’attuale
situazione. Ricevendo l’8 febbraio scorso gli ambasciatori papa Francesco ha approfondito le principali crisi in atto, già da altri evocate e condivise: sanitaria, ambientale, economica e sociale.
Poi però ha aggiunto: «Le criticità che ho fin qui evocato pongono in rilievo una crisi ben più profonda, che in qualche modo sta alla radice delle altre, la cui drammaticità è stata posta in luce proprio dalla pandemia. È la crisi della politica (…). Uno dei fattori emblematici di tale crisi è la crescita delle contrapposizioni politiche e la difficoltà, se non addirittura l’incapacità, di ricercare soluzioni comuni e condivise ai problemi che affliggono il nostro pianeta (…). Mantenere vive le realtà democratiche è una sfida di questo momento storico, che interessa da vicino tutti gli Stati: siano essi piccoli o grandi, economicamente avanzati o in via di sviluppo».
L’Italia sta dimostrando in questi giorni quanto siano gravi i pericoli connessi alla crisi della politica e della democrazia e quanto sia necessario un nuovo stile di rapporti per superarla. Talvolta si dice che i cittadini hanno i governanti che si meritano – specchio delle loro virtù ed egoismi – e talaltra si afferma il contrario. Al di là dei modi di dire, spesso approssimativi nelle loro semplificazioni, tutti sono chiamati a un nuovo e serio senso di appartenenza e di solidarietà.
don Gianni
Il pensiero della settimana:
Domenica detta “del perdono”
Il tema di questa settimana è la preghiera: la parabola del fariseo e del
pubblicano ci invita a verificare l’atteggiamento interiore del nostro pregare. Quale idea di Dio traspare quando preghiamo? È un distributore di grazie? O un giudice a cui dobbiamo rendere conto? O, come per Gesù, è un Padre che dà senso alla nostra vita, che nella preghiera ci aiuta a riscoprire il suo disegno su di noi e soprattutto ci dà la speranza e la forza di riuscirci?
E quale idea della nostra persona traspare dal nostro pregare? Ci sentiamo,
come il fariseo, persone per bene? Gente brava che ha dei diritti nei confronti di Dio?
O, invece, pensiamo di essere come il pubblicano, cioè delle creature fragili,
peccatrici, che sentono che la loro salvezza è solo nell’amore misericordioso del Signore? Non per nulla la Chiesa ci fa iniziare la preghiera più
grande, la Messa, facendoci riconoscere peccatori e bisognosi di perdono.
San Paolo ci ricorda che pregare bene è dono dello Spirito. Chiediamo allora di riscoprire l’importanza della preghiera e recuperare lo stile del pubblicano nel pregare, in particolare nell’Eucarestia domenicale che è la sorgente e il vertice della nostra vita cristiana.
don Alberto
Fratelli tutti
Fratelli tutti è la terza enciclica di papa Francesco incentrata «sulla fraternità e l’amicizia sociale».
Proponiamo qui una sintesi del dossier di padre Enzo Bianchi tratta da Vita Pastorale.
di don Flavio Speroni
Padre Enzo Bianchi recentemente ha definito, in un suo articolo sulla enciclica Fratelli tutti: una sintesi che colloca il documento all’interno di un percorso che Papa Francesco sta indicando per tutta la chiesa.
«Se l’Esortazione apostolica Evangelii gaudium (24-11-2013) era donata alla chiesa quale messaggio che indicava in modo nuovo i cammini intravisti dal vescovo di Roma come urgenti per l’evangelizzazione e la vita dei cristiani nella compagnia degli uomini; se l’Enciclica Laudato si’ (24-05-2015), di taglio sociale, si rivolgeva a tutti per risvegliare la loro responsabilità verso la terra, casa comune; la recente Enciclica Fratelli tutti (3 ottobre 2020), “in dialogo con tutte le persone di buona volontà” (§ 6), appare come il punto di confluenza e di sintesi del magistero di papa Francesco.
[…] Francesco scrive con chiarezza all’inizio che “queste pagine non pretendono di riassumere la dottrina sull’amore fraterno, ma si soffermano sulla sua dimensione universale, sulla sua apertura a tutti” (§ 6), anche alla terra, al cosmo, a ogni creatura.[…]. Non potendo sintetizzare otto corposi capitoli registro solo qualche spunto che faccia nascere il desiderio magari di leggere con calma e personalmente il testo.
[…] Preferisco mettere in evidenza come Francesco sappia cogliere la
triade della rivoluzione francese “libertà-uguaglianza-fraternità” e, nel contempo, sappia indicare i limiti della sua comprensione successiva: la fraternità è infatti la promessa mancata.
Il papa afferma con chiarezza che “la fraternità non è solo il risultato di condizioni di rispetto per le libertà individuali, e nemmeno di una certa regolata equità” (§ 103).
Libertà e uguaglianza, infatti, appartengono alla sfera dei diritti, mentre la
fraternità a quella dei doveri, dell’etica![…]
[…] Ma senza la fraternità la libertà e l’uguaglianza si fanno deboli. Non
si può essere soltanto “soci”, perché così si creano mondi chiusi, cerchie ristrette (cf. § 104), e ci si colloca in un “individualismo” che “non ci rende più liberi, più uguali, più fratelli” (§ 105). Ecco dunque la necessità della solidarietà, che è responsabilità di fronte alle persone più fragili: i poveri, i
malati, i vecchi, gli ultimi. Certamente la comunità cristiana, il cui nome è
“fraternità” (1Pt 2,17; 5,9), ha sempre indicato come prassi essenziale alla
realizzazione del Vangelo la solidarietà con i più poveri; dagli Atti degli
apostoli, ai padri della chiesa, ai santi “sociali”, la testimonianza al riguardo
è stata continua e altamente eloquente. C’è un magistero che sempre ha
indicato il bene comune come ispiratore dell’azione politica, al cui servizio
devono porsi l’economia e la tecnica. In questa scia, la critica presente
nell’Enciclica al paradigma liberale dominante e all’idolo del mercato è
profetica, tagliente e controcorrente. È un vero e proprio esempio di lotta
anti-idolatrica, contro l’alienazione e l’asservimento degli umani, dei poveri
e degli oppressi del mondo.
L’Enciclica si conclude con l’affermazione che, in ogni caso, per i cristiani
la fraternità trova assoluto fondamento in Gesù Cristo, nostro fratello e
Figlio di un Dio che è Padre di tutti gli umani (cf. § 277).
Citando Benedetto XVI, papa Francesco dice anche che “la ragione, da
sola, è in grado di cogliere l’uguaglianza tra gli uomini e di stabilire una
convivenza civica tra loro, ma non riesce a fondare la fraternità” (Enciclica Caritas in veritate,§ 19)».
Leggo… Penso…
Al centro di Fratelli tutti c’è la parabola del Buon Samaritano, l’icona evangelica dello straniero che si china sull’uomo incappato nei briganti e ne ebbe compassione.
Meditando su questo brano evangelico e sulle frasi che papa Francesco ci propone nella sua enciclica ci siamo fatti delle domande che qui riproponiamo.
Auspichiamo possano aiutare tutti a pensare e a decidere per un cambio di prospettiva, nella nostra vita e nelle relazioni con gli altri.
[…] Gesù riprese: “Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue
e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre.
Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e
vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: ‘Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno’. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?”. Quello rispose: “Chi ha
avuto compassione di lui”. Gesù gli disse: “Va’ e anche tu fa’ così”» (Lc 10,25-37).
Questa parabola raccoglie uno sfondo di secoli. Poco dopo la narrazione della creazione del mondo e dell’essere umano, la Bibbia presenta la sfida delle relazioni tra di noi. Caino elimina suo fratello Abele, e risuona la domanda di Dio: «Dov’è Abele, tuo fratello?» (Gen 4,9).
La risposta è la stessa che spesso diamo noi: «Sono forse io il custode di mio fratello?» (ibid.). Con la sua domanda, Dio mette in discussione ogni tipo di determinismo o fatalismo che pretenda di giustificare l’indifferenza come unica risposta possibile. Ci abilita, al contrario, a creare una cultura diversa, che ci orienti a superare le inimicizie e a prenderci cura gli uni degli altri.
Mi sforzo di superare le inimicizie sottolineando ciò che unisce e non ciò che divide? Quali passi possono essere necessari per crescere nella cultura dell’incontro?
Nelle tradizioni ebraiche, l’imperativo di amare l’altro e prendersene cura sembrava limitarsi alle relazioni tra i membri di una medesima nazione. L’antico precetto «amerai il tuo prossimo come te stesso» (Lv 19,18) si intendeva ordinariamente riferito ai connazionali.
Il desiderio di imitare gli atteggiamenti divini condusse a superare quella tendenza a limitarsi ai più vicini: «La misericordia dell’uomo riguarda il suo prossimo, la misericordia del Signore ogni essere vivente» (Sir 18,13).
Quanto peso hanno pregiudizi, alibi, difetti nei miei rapporti? Quale significato attribuisco alle parole “amare l’altro” e “prendersi cura”? È possibile essere misericordiosi? Sono indifferente a ciò che accade vicino
e lontano da me?
Carnevale a confronto
Ieri – Il carnevale ambrosiano tra storia e tradizioni
di Beppe Monga
Il carnevale ambrosiano si protrae fino al sabato che precede la prima domenica di Quaresima, mentre quello romano termina quattro giorni prima.
Il motivo di questa differenza va ricercato nella diversa modalità di computare i giorni quaresimali. Nel periodo medioevale la Chiesa, correlando la Quaresima alla stretta osservanza del digìuno, decise di conteggiare 40 giorni a ritroso, partendo dalla notte del sabato santo, inizio del tempo pasquale. Tenendo conto che di domenica non si osservava la pratica del digiuno, queste giornate vennero escluse da tale computo, per cui si giunse al mercoledì precedente la domenica di Quaresima, definito mercoledì delle Ceneri e pertanto considerato come primo giorno di Quaresima.
Questo sistema non venne seguito dalla diocesi di Milano, il cui rito ambrosiano continuò ad osservare l’antica tradizione che considerava come Tempo quaresimale i quaranta giorni di calendario antecedenti il giovedì santo, inizio del triduo pasquale, determinando in tal modo l’avvio del periodo peni
tenziale con la prima domenica di Quaresima.
Riguardo al territorio brianzolo, il carnevale non fu mai oggetto di grandi manifestazioni. Solo nel canturino si consolidò una tradizione tipicamente carnevalesca, con sfilata di carri, mentre per il resto della Brianza ci si limitava a travestimenti e piccoli scherzi legati per lo più al mondo giovanile. La gente brianzola nel passato, più che al carnevale, badava maggiormente a mantenere viva la tradizione delle varie sagre e feste patronali e lo sa fare tuttora egregiamente in diverse realtà.
Oggi – Un Carnevale in “Stand-by”
di Alessio Malberti
Per le comunità di rito ambrosiano,
il 20 febbraio, giorno che precede
l’inizio della quaresima, ricorre il
carnevale 2021. In questo periodo
complicato [dalla pandemia], non si
potranno svolgere manifestazioni o
festeggiamenti, ma si può rivolgere il proprio sguardo al passato e ricordare quello che è stato fatto, pronti per “riattivarsi” per il futuro.
Quando si parla di carnevale a Desio, non si può non parlare della sfilata dei carri, con bambini e ragazzi, che nel giorno di carnevale, partono dagli oratori per radunarsi in piazza.
La sfilata è frutto di un lungo ed elaborato lavoro “nascosto”, che nelle settimane precedenti vede coinvolti giovani e adulti nella preparazione dei costumi, delle scenografie e di tutti i capolavori poi sfoggiati durante la sfilata.
All’arrivo in piazza l’animazione
organizzata permette ai più piccoli
di festeggiare il carnevale.
Ma per la comunità non c’è solo
questo: alcuni oratori organizzano
pranzi, giochi e serate in maschera
per permettere non solo ai più piccoli, ma anche ai più grandi, di fare festa insieme e in allegria.
Metto in pratica…
La parabola del buon samaritano ai nostri giorni: una storia e un cammino di prossimità
di Rita Galimberti
Non ha un lavoro né una casa. Dorme nei campi, mangia quello che trova o che gli viene offerto, vive esposto alle intemperie, ai pericoli e al freddo. Da alcuni mesi un uomo di mezza età, venuto dalla Brianza, vaga per le strade di Desio in cerca di volti amici e di aiuto.
In molti lo hanno visto: qualcuno si è anche fermato, qualche altro, di tanto in tanto lo ha aiutato, ma nessuno si è veramente fatto carico di lui, è un uomo “invisibile”.
Poi, qualche tempo fa, “per caso, un uomo passandogli accanto, lo vide e ne ebbe compassione”. Lo avvicinò, lo portò nella sua casa, mangiò con lui e
da quel giorno se ne prese cura. Un nostro concittadino, a proprie spese, continua a farsi carico, non solo del pranzo giornaliero, ma anche delle necessità personali indispensabili e urgenti. Nei giorni successivi cerca, con altre persone, delle strutture idonee a trovare una soluzione adeguata, soprattutto per la notte.
Inizia da qui il cambiamento che coinvolge sia l’uomo venuto dalla Brianza, sia chi non è passato oltre indifferente, sia chi deve cercare e trovare migliori possibilità di vita.
Il cammino è iniziato senza tentennamenti.
Quello che deve essere fatto per ridare umanità e dignità è ancora molto, ma quest’uomo, fino a poco tempo fa “sconosciuto e invisibile” , grazie a chi si è fatto prossimo, sta diventando nella comunità “un volto, un nome e una presenza” che interpella e interroga ciascuno.
A PAROLA OGNI GIORNO
Il Signore non ti lascerà e non ti abbandonerà
Avere fiducia nei tempi futuri
Libretto per la preghiera personale e familiare nel tempo di Quaresima e di Pasqua in distribuzione nelle parrocchie (€ 1,90)
Tempo di Quaresima e tempo di Pasqua: giorni di rigenerazione, giorni donati per “diventare” uomini e donne a immagine di colui per mezzo del quale – e in vista del quale tutte le cose sono state create e nel cui nome tutto è stato riconciliato e rappacificato
Incontro formativo missionario
Decanati Carate Brianza Desio – Lissone con GoogleMeet Martedì 16 febbraio ore 20.45
Il progetto di Gesù
L’ANNUNCIO DEL REGNO
con fr. Antonio Soffientini Missionario Comboniano
Informazioni via WhatsApp per il link 335-6654445
L’ARCIVESCOVO IN DIALOGO CON I FIDANZATI E I GIOVANI IN CAMMINO
È nella festa di San Valentino, «il patrono degli innamorati», che
l’arcivescovo Mario Delpini dialoga con i fidanzati in un incontro organizzato dal Servizio famiglia e dalla Pastorale giovanile della diocesi in
collaborazione con l’Azione cattolica ambrosiana, domenica 14 febbraio alle 18.30 (on line sul canale Youtube della Pastorale giovanile; non occorre iscrizione).
«Amatevi come io vi ho amati», Il versetto del Vangelo secondo Giovanni, fa da titolo alla riflessione dell’Arcivescovo che ascolterà la testimonianza di tre coppie di fidanzati e risponderà alle loro domande.
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