Liberazione è una parola che richiama tanti aspetti: c’è la Liberazione dalla dittatura, quella del 25 aprile con la L maiuscola; c’è la liberazione dalla prigionia, dalla schiavitù, da situazioni di forte condizionamento, da persone invadenti; oppure dalla paura e da oscuri sentimenti, dal timore di essere messi da parte o di scoprirsi malati ecc.; liberazione da un peso interiore o esteriore la cui rimozione causa un senso di novità, di leggerezza.
Nei vangeli Gesù libera molti dalle malattie e questa liberazione quasi sempre rimette i guariti nel circolo della vita sociale, ridando dignità personale in ambiti quali la famiglia, il lavoro, le amicizie.
Gesù accompagna spesso le guarigioni dicendo: «i tuoi peccati sono perdonati» e «la tua fede ti ha salvato». Già allora i presenti storcevano il naso per questa deviazione dello sguardo dalla condizione di bisogno dei malati al rinfacciare il peccato e assegnare un perdono non richiesto. Oppure ad attribuire loro una fede a prima vista piuttosto interessata e limitata.
Il messaggio di Gesù era, ed è, diretto proprio ai presenti, e quindi ai lettori e a noi: la fede si accompagna a una richiesta di liberazione, non certo a una pretesa di perfezione. Chiedere di essere liberati, soprattutto dal peccato, è l’atto di maggiore realismo e di più autentica umanità che si possa fare, evitando di cercare capri espiatori dei mali del mondo. Per questo la Chiesa, fedele a Gesù, ne ha fatto un sacramento, capace di attirare la sconfinata benevolenza di Dio.
don Gianni
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