Lo sappiamo già

Inizia la Settimana Santa: la sequenza dei giorni è nota, dalle Palme alla Cena e dalla Croce alla Risurrezione. Ritirare l’ulivo e baciare il Crocifisso – usanze quest’anno limitate o impedite dalle restrizioni in atto – sono i segni per farsi vicini a Gesù e ai momenti centrali della sua vita.

Qualcuno sarà tentato di chiedersi perché occorra ripetere gesti e parole noti, che caratterizzano la durata di una settimana, ma poi non producono effetti nel resto del tempo.

Di Gesù e di ciò che ha fatto si può essere tentati di dire «Lo sappiamo già». Specialmente per chi vive in un paese di forte tradizione cristiana, può sembrare che qualche nozione del catechismo o qualche conoscenza scolastica siano più che sufficienti per dirsi cristiani.

Anche nei vangeli leggiamo che i discepoli, man mano che si avvicinavano i giorni della Passione, ignoravano ciò che stava per verificarsi e non comprendevano gli avvertimenti di Gesù circa il suo destino di crocifisso, poiché pensavano di sapere tutto di lui.

A ben guardare, ciò che sappiamo di ogni persona si accresce o si modifica man mano che l’incontro si fa frequente, profondo, ricco di confidenza. Nemmeno di un coniuge o di un figlio è corretto dire che sappiamo tutto di lui o di lei, figurarsi di Gesù! Eppure le parole dei profeti e degli evangelisti rischiano di passare su di noi come un déjà vu che non apre la mente e non scalda il cuore. Evitiamo di dire di Gesù «Lo sappiamo già» e impariamo a distinguere la sua voce e la sua parola sempre nuova in mezzo ai rumori e alle attrazioni della città distratta.

don Gianni