Buoni e cattivi maestri

Tramontati i “cattivi maestri” dei tempi del terrorismo – quei docenti che inneggiavano alla violenza per sovvertire l’ordine costituito e giustificavano uccisioni a fini politici –, ce ne sono altri al lavoro, anche se in modo apparentemente meno devastante.

L’organizzazione della criminalità e della corruzione politica, con la ricerca di coperture e giustificazioni, gli insegnamenti a farsi furbi, a pensare per sé, a frodare ciò che è bene comune, perché tanto “lo fanno tutti”, hanno casse di risonanza non solo nelle piazze o nei bar, ma in articoli di giornale, trasmissioni televisive, scambi di battute sui blog.

I cattivi maestri inneggiano alla superficialità ed evitano la fatica della riflessione, seminano indifferenza irridendo le pratiche della solidarietà, inventano nuovi diritti (per es. il diritto all’aborto) senza indicare i correlativi doveri, rivendicano una libertà che è solo arbitrio, disprezzano i credenti di ogni fede senza l’impegno a comprenderne messaggi e contenuti.
Non mancano “buoni maestri” che, pur con qualche contraddizione, indicano le vie della spiritualità e della fraternità, dell’apertura a Dio e al prossimo, come percorsi di salvezza anche per l’umanità del nostro tempo.

Lo Spirito Santo – oggi protagonista nella Pentecoste – è chiamato anche maestro interiore, una voce non arrogante, che risuona in profondità; un maestro che tutela pienamente la libertà di ciascuno e dà forza di infinito. Un maestro buono e convincente, da lasciar parlare e da ascoltare.
don Gianni