Semplici o specializzati

Si può essere cristiani “semplici”? Anche i cosiddetti preti “di strada” sono stimati perché paiono superare con le loro iniziative le contorsioni della teologia e le complicazioni giuridiche (per es. don Ciotti, don Mazzi, don Colmegna), ma in loro troviamo raffinati maestri di spiritualità, esperti capaci di districarsi tra leggi civili e canoniche per le loro opere sociali e caritative.

È evidente a tutti, per primi a noi preti, che la vita della Chiesa presenta complicazioni: illustrare a chi vuole sposarsi le carte necessarie (era così anche ai tempi descritti dal Manzoni) sembra più arduo che insegnare fisica quantistica.

E l’affermazione di alcuni elementi della fede cristiana (uno per tutti: la Santissima Trinità) viene percepita come bisognosa di lunghe e difficili spiegazioni.

Per alcuni tuttavia proprio l’accostamento personale al Vangelo risulta semplice: soprattutto per la persona di Gesù, la sua umanità, la chiarezza nel rivelare il volto di Dio e la dignità dell’uomo.

E tra i santi, i più semplici non sono i meno dotti: san Francesco d’Assisi è un letterato di prim’ordine e santa Teresa di Gesù Bambino è Dottore della Chiesa.

I cristiani “semplici” non sono quelli privi di difficoltà, ma quelli capaci di interpretare bene i giorni che vivono e specialmente la loro complessità: sono “specializzati” perché sanno vivere intensamente il loro tempo secondo il Vangelo, mettendo da parte le nostalgie di epoche tramontate, le fughe verso un futuro improbabile, e soprattutto la paura di non farcela.

don Gianni