VI dopo Martirio di San Giovanni

Il Vangelo di oggi suscita in noi una reazione istintivamente negativa: il padrone è giusto con tutti, inspiegabilmente più generoso con alcuni. Ma una parabola non può essere certamente presa alla lettera, come sistema di conduzione sindacale di un’azienda. La parabola ci ricorda che Dio non può essere giudicato secondo le nostre categorie, con la tentazione di costruirsi un Dio a propria immagine e somiglianza, un idolo. La 1a e la 2a lettura sottolineano che il nostro è un Dio che salva gratuitamente e per amore, che ci invita ad andare a Lui perchè solo in Lui si trova la salvezza.

Dio vuole la nostra collaborazione, vuole avere bisogno di noi. Se ha una preferenza, ce l’ha per gli ultimi, per quelli che alla fine della giornata non hanno ancora trovato lavoro: per il Padrone questi sono i più sfortunati.

Di fronte a un Dio che manifesta in questo modo la sua bontà, quale è il nostro atteggiamento? Purtroppo non riusciamo ad accettare questo comportamento di Dio pronto a perdonare, a cominciare da capo. Preferiremmo un Dio fiscale che, secondo i nostri schemi, dia poco o tanto Paradiso a seconda del nostro giudizio: più facile accettare la giustizia di Dio che la sua misericordia.

Dobbiamo riscoprire che la vita è un dono, saperci meravigliare che Dio si interessi di noi, ci perdoni. Abbiamo bisogno di ascolto della Parola, di preghiera; dobbiamo sentirci tutti chiamati a condividere i nostri doni, a preoccuparci della vigna che per noi potrebbe essere la parrocchia o l’oratorio.

don Alberto