Inoltrandoci nel tempo di Avvento, avrei voluto riflettere e far riflettere sulla pratica della preghiera, quale forza eversiva del cristiano e del mondo. Poi ho visto le immagini dei profughi ai confini tra Bielorussia e Polonia; mi sono chiesto come facciano da Siria, Afghanistan ecc. ad arrivare fin lì (da noi siamo abituati ai barconi, non agli aerei); ho saputo delle “lanterne verdi” accese da famiglie buone per dare un segnale che lì si possono trovare cibo e coperte, mentre i governanti si accapigliano su argomenti inesistenti e offensivi verso coloro che loro stessi hanno messo in una situazione inaccettabile e insopportabile.
Poi ho sentito di un uomo di spettacolo che, quasi per battuta, ha manifestato durante una trasmissione di intrattenimento (mica Porta a porta o L’Arena) la sua opposizione all’aborto ed è stato zittito in nome di in diritto (che tale non è, almeno per la legge italiana) e del rispetto del corpo delle donne (mentre quello dei nascituri di ogni età può essere devastato
senza poter protestare); persino l’azienda organizzatrice della trasmissione lo ha rimbrottato, assumendosi competenze morali che con i bilanci astronomici della medesima nulla hanno a che vedere.
La preghiera aiuta, paradossalmente, a dubitare di noi stessi, a controllare i nostri deliri di onnipotenza, a limitare i nostri istinti di intolleranza e, persino, a desiderare di cambiare vita – la conversione – e a chiedere perdono. Nei silenzi delle case e delle chiese, la preghiera è più eversiva di ogni progetto politico, mediatico, rivoluzionario.
don Gianni