Oltre a quella rete c’è molto altro: una comunità educante

Alla scoperta della società sportiva di S. Pietro e Paolo e di come si vive lo sport all’interno dell’oratorio

Il progetto educativo dello sport. Un esempio virtuoso è quello del gruppo sportivo della parrocchia dei Santi Pietro e Paolo. Il presidente, Paolo Maroni e i membri consiglio direttivo, Stefano Russo e Massimo Gili hanno raccontato come all’inizio il gruppo è nato come forma di volontariato, per poi costituirsi sempre più come realtà educante, come un luogo di divertimento, ma anche di riflessione sul percorso che si compie
in un certo luogo, cioè l’oratorio.

È nato nel 2003 il gruppo sportivo che sempre è partito dalla volontà
di alcuni appassionati genitori. Ora conta ben 14 squadre di calcio insieme
a quella “Open”, una squadra che raccoglie sportivi di tutte le età. “Siamo contenti che ci sia spazio per tutti, dai più piccoli ai più grandi, infatti il calcio non è un’attività, per noi, che non deve finire ad una certa età, ma continuare” hanno spiegato.

“Non mettiamo al centro lo spettacolo, ma la persona, il nostro obiettivo è quello di accompagnare i ragazzi nel percorso all’interno dell’oratorio ed accoglierli.”

Non c’è solo il calcio, anche la pallavolo è una realtà ben rodata, da circa dieci anni. “Non mettiamo al centro lo spettacolo, ma la persona, il nostro obiettivo è quello di accompagnare i ragazzi nel percorso all’interno dell’oratorio ed accoglierli. Noi non facciamo alcuna selezione, abbiamo
solo un numero massimo di iscritti, cerchiamo di garantire a tutti uno
spazio per giocare e crescere”. Insomma l’obiettivo non è il calcio in sé e per sé, ma l’oratorio, per questo cercano di integrarsi alle attività complementari che vengono proposte, per cercare di cooperare sempre più. “Infatti vorremmo organizzare qualche pizzata e invitare catechiste e allenatori
per capire che stiamo collaborando per lo stesso obiettivo. Già collaboriamo con don Pietro Cibra e le altre squadre per coordinarci”. Insomma da
una rete possono nascere tanti servizi di carità ed ascolto.

C’è inoltre molto lavoro da fare, non solo come allenatori, ma anche come organizzatori e volontari. “Tutti possono mettersi in gioco, ci sono più possibilità di quante si pensi”. Tutti sono invitati a partecipare al progetto educativo che vede lo sport non il fine, ma un mezzo per poter raggiungere il bello dello stare con gli altri e condividere un percorso di fede.

Eleonora Murero