Accendiamo l’Av vento con le laterne verdi

AGGIUSTARE IL MONDO PRATICANDO L’AMORE

Quello che sta avvenendo sul confine tra Bielorussia e Polonia è un dramma, non la scena di un film, purtroppo è tutto vero. Migliaia di uomini, donne e tanti bambini si ritrovano ammassati a cielo aperto, al freddo e gelo, con poco cibo e vestiario, fra le due frontiere in una terra di nessuno perché sono allontanati da una parte e rifiutati dall’altra. Nella civile e ricca Europa si
negano i diritti più elementari e si sceglie di chiudere gli occhi e voltarsi dall’altra parte.

Così capita che due giovani siriani insieme al loro bimbo di nemmeno un
anno scappino su mezzi di fortuna dalla guerra e dal loro paese in cerca
della pace e di condizioni di vita più dignitose. Sul cammino trovano barriere sempre nuove, ma poi arrivano chissà come in questa bolgia di una guerra non dichiarata. Il bambino sopravvive a mesi di stento fino a quando i
genitori si separano e si feriscono negli scontri: il piccolo resta così da solo
nel minuscolo nascondiglio dove la famiglia si era rifugiata e quando arrivano i soccorsi il bambino è già morto, assiderato. Di questo bimbo non ci resta nemmeno un nome e un’immagine, ma solo il racconto disperato dei volontari di una ONG. In questo tragico scenario ci sono stati diversi morti, e di alcuni non sapremo mai. Così anche la morte di questo bimbo, vittima degli egoismi e dei rifiuti di noi europei, sembra scivolare nel silenzio e nell’indifferenza. Quella che fa scegliere di investire risorse e tanti soldi in armi imbracciate da migliaia di militari e in chilometri di filo spinato per respingere nient’altro che persone inermi e disarmate.

Ma ci sono anche segni di speranza. In molte case sul confine tra Bielorussia e Polonia gli abitanti lasciano accesa una luce verde per indicare ai migranti che oltre il filo spinato sono in ricerca di una via d’uscita che in quelle abitazioni potranno trovare un rifugio sicuro per la notte, un pasto caldo e una persona amica. Quella lanterna indica un semaforo verde-speranza, un segnale che tutti capiscono e che non ha bisogno di parole. Piano piano e in modo spontaneo il movimento delle “lanterne verdi” si è allargato e sempre più famiglie delle zone di frontiera lasciano la lampada accesa alla finestra facendola diventare un simbolo di accoglienza verso ogni uomo che va al di là di ogni frontiera.

Idealmente anche noi vogliamo allora lasciare le luci accese su queste violenze inaccettabili che colpiscono i più fragili, già segnati da anni di privazioni e violenze, e che gravano sulle coscienze di tutti noi. A noi il
compito di alzare la voce e gridare la nostra indignazione. Quello delle lanterne verdi non è solo un gestosimbolo che sta popolando i social, ma un segno di vicinanza e di responsabilità di tutti coloro che non vogliono essere indifferenti e intendono restare umani, la speranza che non vogliamo spegnere.

Anche Papa Francesco in questi giorni a Cipro è tornato a ricordarci il dramma di tanti migranti nel mondo: “Voi siete arrivati qui, ma quanti dei vostri fratelli sono rimasti per strada? Quanti disperati iniziano il cammino in condizioni molto difficili e non arrivano… Guardando voi, guardo le sofferenze del cammino, tanti che sono stati rapiti, venduti, sfruttati… La migrazione forzata non è un’abitudine quasi turistica! Il peggio è che ci stiamo abituando a questo: “Ah oggi, sì, è affondato un barcone, tanti dispersi”. Ma guarda che questo abituarsi è una malattia grave: dobbiamo andare contro questo vizio di abituarci a queste tragedie che leggiamo nei media. È la sofferenza di fratelli e sorelle che non possiamo tacere…

Che bello allora sarebbe far illuminare il prossimo Natale da quella luce verde che ci invita a riconoscere il volto del bambin Gesù in ogni essere umano che soffre, che è rifiutato. Sarà davvero importante se in questa stagione tesa e amara e sulla via del Natale di Gesù una grande luce verde, fatta di tante piccole lanterne, riuscirà a illuminare la notte dell’Europa e la
sofferenza di uomini e donne esuli, che bussano alla porta e che non hanno luogo dove andare e dove stare.

Vito Bellofatto