In questi giorni di clamori di guerra, ci dicono alcuni che nella crisi ucraina nessuno può perdere la faccia. Avendo fatto dichiarazioni solenni, un politico di rango non può ammettere di avere sbagliato valutazioni e tornare indietro e costruire coerentemente un percorso di pace.
A ben vedere sembra la stessa cosa avvenuta in Italia per l’elezione del Presidente della Repubblica: dopo giorni incomprensibili, alla fine tutti hanno vinto e nessuno ha perso la faccia.
Ammettere i propri errori e mutare direzione è tra le cose più difficili, soprattutto oggi in un mondo dove i deliri di onnipotenza attraversano non solo i governi e i parlamenti, ma forse anche le assemblee di condominio.
Su perdere la faccia è possibile una riflessione spirituale? Probabilmente sì, se pensiamo che come cristiani siamo i discepoli di uno che ha perso non solo la faccia, ma la vita. E l’ha persa non per un caso, ma per una consegna: ha donato la propria vita per la vita del mondo.
Parlando dunque di Gesù, potremmo dire meglio non che ha perso la faccia, ma che ci ha messo la faccia. Ed è come Lui che noi vorremmo essere.
Metterci la faccia è uscire dal vortice delle preoccupazioni, dalle comodità, e mettersi a disposizione. Anzitutto nelle occupazioni quotidiane di famiglia, lavoro e scuola, senza aderire passivamente al modello del “fare il meno fatica possibile”. E poi si aprono gli spazi della comunità cristiana, del volontariato, dell’impegno sociale. Facce nuove per un mondo nuovo.
don Gianni
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