Quando apro un computer per visitare un sito divento impaziente: se la connessione non è immediata, mi sembra di sprecare tempo. La mentalità del tutto e subito riempie la vita di molti di noi. La tecnologia ci abitua ad avere subito a disposizione determinate funzioni. Ma anche frenesia e ansietà ci mettono nelle condizioni di non saper aspettare. Quando si chiedono alcune prestazioni professionali, sembra che i tempi di attesa siano sempre eterni anche quando la burocrazia è sollecita e gli specialisti rispondono con rapidità.
Si diventa frettolosi persino nella richiesta di un servizio religioso, senza rendersi conto che pure la parrocchia non è un bancomat che risponde solo perché si è impostato un pin.
Tutto e subito, oppure – si dice oggi – in tempo reale. Questa mentalità potrebbe non sopportare che Gesù risorga al terzo giorno, ossia che lasci un tempo di decantazione tra la propria morte e l’evento della risurrezione: un tempo nel quale i discepoli possano rielaborare l’accaduto, comprendere cosa sia un lutto, verificare la fondatezza della loro speranza, ripensare al senso del cammino compiuto, orientare l’attesa verso il Dio della vita.
Del resto non riusciamo a vincere tutto e subito nemmeno i nostri difetti, ma occorrono allenamento, applicazione, perseveranza. Lo stesso vale per i grandi eventi del mondo: la pace contro le guerre (anche quelle in famiglia o in certe periferie), la tutela del creato e della natura, la ricerca della giustizia. Il terzo giorno però arriva, ed è opera di Dio, non nostra.
Buona Pasqua!
don Gianni