Pasqua nella pandemia.

Ricordo ancora chiaramente la veglia pasquale del 2020. Ero con i sacerdoti della città in Basilica a celebrare la santa messa nella sera dell’11 aprile. A porte chiuse.

Era in vigore il lockdown, i fedeli potevano assistere alla santa messa solo dalle proprie case attraverso lo streaming o la radio. All’inizio della celebrazione della veglia mi sono recato all’ambone per intonare il Preconio Pasquale; ho alzato lo sguardo verso la navata della basilica e ho visto le panche vuote. Eppure ho pensato che in qualche modo quelle stesse orecchie dei fedeli che avrebbero potuto ascoltare il canto del Preconio in Basilica, potevano ascoltare attraverso i mezzi di comunicazione lo stesso canto e che stavano vivendo la stessa celebrazione. In quel momento ho davvero capito che la Chiesa è nel mondo, fuori dalle mura delle chiese e in tutti i mondi, oggi più che mai anche nel mondo virtuale. E così quel canto del Preconio non si è fermato all’interno delle mura secolari della nostra basilica, ma ha raggiunto in un modo nuovo e mai visto le famiglie radunate in casa senza poter uscire.

Oggi, dopo due anni, qualcosa è cambiato. Non ne siamo ancora usciti del tutto, c’è ancora quel nemico invisibile chiamato Covid-19 che è lì pronto ad assalirci. Ma si respira un’aria diversa. Abbiamo ancora le mascherine, e quel gel igienizzante ci attende all’ingresso delle chiese al posto dell’acqua santa. Eppure piccoli passi sono stati fatti. Le distanze sono ridotte, così come le preoccupazioni.

Quest’anno possiamo celebrare la Pasqua del Signore nelle nostre chiese, possiamo pregare insieme e meditare questo mistero così grande della nostra fede.

Dobbiamo ancora avere quella stessa fede che ci porta a credere che Cristo ha vinto la morte passando proprio attraverso di essa. E allo stesso modo, noi vinceremo questa pandemia, attraversandola dentro, completamente. Non sarà una battaglia facile, ma sarà una battaglia da vincere.

Diac. Fabrizio Santantonio