Tommaso, chierico cerimoniere, ci racconta la sua ricerca della fede attaverso l’esperienza del servizio all’altare
Tutto comincia dentro un alone di mistero: ci si ritrova in uno spazio che non è riservato al resto dei fedeli, in un ruolo diverso dai fedeli che sono in Chiesa. Tutti allo stesso modo guardano verso l’altare e il sacerdote. Tutti, tranne i chierichetti. Loro stanno lì, di lato, sempre pronti a muoversi, a entrare e uscire dalla sacrestia.
Quello che ho capito in tanti anni di servizio è che questa maggiore vicinanza all’altare e ai sacerdoti rende questa esperienza densa di significato. È una sorta di privilegio, di opportunità in più che ti viene consegnata per vivere meglio la Messa. Il chierichetto fin dal momento in cui indossa la veste capisce che non è lì per caso, che non sta semplicemente ricordando qualcosa accaduto tanti anni fa, ma è in presenza di un fatto, di un grande evento che avviene ancora oggi, lì, nella Messa.
I compiti che si svolgono durante la celebrazione, come l’utilizzo dei cantari o dell’incenso, sono importanti per arricchire il momento, ma innanzitutto sono importanti proprio per il chierichetto. Nello svolgere quel compito chi ne esce davvero arricchito è quel semplice ragazzino che sta reggendo una candela o un campanello. Attraverso un semplice gesto, attraverso ciò che può sembrare quasi una formalità, ho sempre riconosciuto qualcosa di più grande. È davvero una grazia avere la possibilità di vivere tutto questo, perché attraverso un singolo gesto durante la Messa si può riscoprire veramente il senso di quello che stiamo facendo. E tutto questo, in fondo, mi conforta perché mi fa capire di come la fede in Dio non sia qualcosa di mistico, lontano e sconosciuto, ma si possa ritrovare in gesti estremamente concreti come quelli che compiono i chierichetti.
Diventando cerimoniere, ho poi ulteriormente compreso quanto questo ruolo mi metta davvero nelle mani qualcosa in più per vivere la mia fede e soprattutto che quella diversità di approccio che deve avere il chierichetto durante la messa è solo in apparenza un distacco dagli altri: è invece un avvicinarsi di più a Dio che dà la forza per essere davvero vicini e presenti all’altro che incontriamo nella nostra vita. Vedere nella nostra parrocchia tanti bambini che decidono di iniziare questo percorso è una cosa bellissima.
Il mio compito è insegnare loro, durante il breve corso a cui partecipano, le diverse mansioni che devono svolgere, ma la verità è che sono loro che insegnano a me, perché mi fanno interrogare nuovamente sul perché fare il chierichetto e sul perché credere fino in fondo in Dio: è grazie a loro, a questi piccoli chierichetti e alle tante persone intorno a me che riesco a mettermi sempre di nuovo sulla via della ricerca e della fede. I gesti compiuti durante il servizio e tutti gli incontri che ho fatto sono così densi, così belli che non possono non avere un Senso.
Per questo è veramente meraviglioso essere chierichetto: è uno dei modi che ci vengono offerti per stare vicino a Gesù e per superare tanti dubbi di fede che ci possono accompagnare.
E per questo posso solo ricordare con commozione quella sera di undici anni fa in cui, quasi per caso pensavo io, venni invitato a mangiare una pizza con i chierichetti della parrocchia di SS. Pietro e Paolo. Ma non fu per caso. E ancora oggi ringrazio per quel giorno e per l’avventura che lì è cominciata per me.
Tommaso Bagnoli