Usando la statistica, si potrebbe dire che quanti hanno partecipato la scorsa settimana alle Giornate Eucaristiche, riedizione delle antiche Quarantore, non superano il 2-3% della popolazione desiana. Certamente il periodo, il caldo, la pandemia, l’impossibilità di portare i neonati o gli anziani allettati, hanno influito. E poi, l’ostinazione a proporre adorazioni e processioni, pur nella scia tradizionale del Corpus Domini, non sembra attrarre i giovani e le giovani famiglie.
Eppure… Eppure sono rimasto colpito da persone piuttosto anonime, volti normali se non sconosciuti, che hanno approfittato dell’esposizione dell’Eucaristia per trascorrere in chiesa un tempo prolungato di preghiera, di silenzio; tempo perso, forse, per chi nutre di frenesie i propri giorni. Mi hanno commosso coloro che per strada si sono inginocchiati al passare del Signore nella processione, esprimendo con lo sguardo un atto di contemplazione.
A san Paolo, che a Corinto si lamentava della città cosmopolita, distratta e dedita a idoli e piaceri, Gesù in visione rispose: «Io ho un popolo numeroso in questa città».
Le nostre percentuali non registrano il cuore di quei genitori che al Signore affidano il futuro dei figli, grandi e piccoli, né il grido nascosto degli infermi e di coloro che patiscono la solitudine, ma hanno imparato ad affidarsi a Lui, o l’ansia per la pace di tante persone sincere. Se c’è una città che prega visibilmente, ce n’è una nascosta che prega ancora di più. Non lasciamo senza questo percorso di vita i nostri piccoli e i nostri giovani.
don Gianni
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