Ai più giovani la data potrà sembrare insignificante. I più anziani ricorderanno invece il celebre discorso “alla luna” del Papa San Giovanni XXIII con la carezza per i bambini: “dite che è la carezza del Papa”.
L’occasione era l’apertura del Concilio Vaticano II. A sera una fiaccolata di migliaia di persone si era radunata sotto le finestre del Pontefice, per esprimere gratitudine per quell’avvio promettente.
Il Concilio Vaticano II non appartiene ancora alla storia, ma al presente. I semi piantati dal Concilio hanno dato frutti, ma non ancora nella loro pienezza.
Tra quelli più preziosi, ancora da coltivare, c’è l’aver messo in mano a tutti la Parola di Dio, sia mediante abbondanti letture liturgiche, sia incoraggiando la lettura, lo studio e la preghiera con la Bibbia, la lectio divina.
Inoltre si è affermata l’immagine della Chiesa come popolo di Dio, fondato sul Battesimo, e non più su una visione gerarchica; così che i laici sono proclamati protagonisti nell’edificare la Chiesa e nell’impegno di testimonianza nel mondo.
Nasce da qui la riforma della liturgia, finalmente celebrata nelle lingue parlate (prima imperava il latino), ed espressione autentica di comunità che pregano, lodano, intercedono.
Non va dimenticata infine l’ispirazione missionaria di tutta l’azione della Chiesa e dei cristiani, nel desiderio di donare a ogni essere umano il tesoro della Buona Notizia, l’Evangelo della salvezza.
Dopo sessant’anni, a ben vedere c’è ancora molto da fare.
don Gianni