Un secolo insieme al Laboratorio Missionario Pio XI

Un momento importante da ricordare per la storia desiana: il centenario del laboratorio missionario. Tante le sapienti mani di abili cucitrici che si sono susseguite in cento anni di storia legata ad un servizio gratuito di sostegno alla missionarietà.

Tanti auguri al Laboratorio Missionario Pio XI: compie 100 anni proprio in occasione del mese missionario. È stato chiamato così perché legato all’anno dell’intitolazione papale di Achille Ratti a Papa Pio XI.

Un gruppo nato per inviare ai padri missionari, conosciuti a Desio, ma sparsi in tutto il mondo: camici, casule, tovaglie, servizi della Messa, stole e molti altri oggetti utili per la celebrazione eucaristica.

Maria Grazia, ma da tutti conosciuta come Graziella, è una storica cucitrice del gruppo. Ha iniziato addirittura quando era all’asilo, insieme alla maestra Teresa Confalonieri, a confezionare dei prodotti per la missione. Poi la vita l’ha portata a ricominciare quando aveva circa 40 anni. “Sono cresciuta in una famiglia dove con i missionari c’era grande rapporto; quindi, me la sento di farlo perché è un servizio importante”. “Non è un passare il tempo, ma dare qualcosa per gli altri” ha aggiunto anche Giovanna, un’altra abile cucitrice del gruppo.

Il gruppo ha difatti ricevuto il premio Fanny Gavazzi negli anni Duemila dalla Pro Desio perché ritenuto un progetto di alto valore per la città e la coesione sociale.

“Ricordo i nostri mercoledì insieme come un momento di grande comunione anche nello stare insieme”. Il loro centro di ritrovo era una delle sale del Centro Parrocchiale e così è stato fino al 2019, con la pandemia tutto è cambiato. Ora le ultime cucitrici rimaste sono poche e preferiscono trovarsi nelle loro case per continuare questo servizio.

“Ci dispiace perché era un pezzo importante della nostra vita”. É conosciuto dai cittadini di Desio come il mercatino che veniva allestito alla terza domenica di ottobre per recuperare i soldi delle
stoffe in modo da essere così autonome per il sostegno della missione durante tutto l’anno.

“Mandavamo un pacco al Pime, ai Barnabiti, ai Saveriani, alle Pie Madri della Nigrizia e cinque pacchi singoli ai missionari che abbiamo conosciuto, ad esempio, padre Murazzi in Brasile, padre Claudio in Giappone, padre Nardo in Brasile”. Con tutti loro hanno mantenuto una corrispondenza epistolare corredata da foto. Hanno anche adottato un seminarista della Repubblica Centrafricana grazie alla mediazione della fondatrice dell’associazione Talità Kum, Stefania Figini.

E a questo punto viene da chiedersi: qual è il senso dell’aiuto alla missione, oggi un giovane nel 2022 cosa può dare?

Don Sandro Mottadelli ha condiviso una riflessione: “Oggi ai padri missionari non serve ricevere l’occorrente per celebrare l’Eucarestia, ma la consapevolezza di ritornare in missione come rappresentanti della comunità cristiana da cui partono; un tempo erano poveri ed avevano bisogno di materiale: ora c’è bisogno di stimoli culturali per stare insieme nella diversità che arricchisce e che crea comunione“.