Un politico italiano di area ambientalista avrebbe dichiarato che il suo movimento in Italia non trionfa per una questione culturale: «In Italia viviamo in una cultura del perdono, forse ha qualcosa a che fare con il cattolicesimo. Diamo sempre per scontato che tutto sarà perdonato».
Molti hanno commentato nel merito citando ampiamente interventi papali, a cominciare dall’enciclica Laudato si’, e iniziative delle comunità per la difesa del creato.
Ma pure legare “cultura del perdono” e cattolicesimo ha un che
di suggestivo e intrigante. Di solito sono altri gli orientamenti culturali che paiono allergici a temi quali misericordia e perdono. E sempre fastidiose le domande in
taluni processi: «Ma lei perdona (gli assassini, i mafiosi, i responsabili, i terroristi…)?», come se il perdono si potesse acquistare sulla bancarella del mercato rionale.
Oggi, domenica dedicata alla misericordia, sarà bene tornare alle fonti cristiane: la misericordia non è ignorare il male o, peggio, venire a compromessi con esso. Ma è la capacità di affrontarlo in un altro modo – nel modo di Gesù – per conseguire quella liberazione che solo Dio sa e può donare dalla Croce.
Scriveva san Giovanni Paolo II nel 2002, dopo l’attentato alle Torri Gemelle: «Non c’è pace senza giustizia; non c’è giustizia senza perdono». C’è ancora molto cammino da fare per comprendere appieno il cristianesimo: un messaggio controcorrente, sempre assolutamente differente rispetto a ogni altro modo di pensare.
don Gianni