La nostra Comunità Pastorale è fatta dai credenti di cinque Parrocchie, nelle quali si vivono gli stessi momenti della liturgia con modalità differenti. Bello sarebbe arrivare ad avere modalità uguali, in modo da far percepire che quanto si vive in una parrocchia è esattamente lo stesso di quanto si vive in altre parrocchie con modalità condivise.
La nostra Comunità Pastorale di Santa Teresa ha fatto molto in questi anni per dare un senso appunto unitario (o cittadino) alle cinque parrocchie di Desio, per esempio dando una dimensione allargata a iniziative pastorali, che vengono sì realizzate in una o nell’altra parrocchia, ma valgono per l’intera Comunità (incontri di formazione, catechesi, celebrazioni, eventi culturali). Si vuole in questo modo evi-
tare un “campanilismo di quartiere”, creando invece un esteso “fare insieme”. Certamente tuttavia certe forme di “aggregazione decentrata” vanno conservate, soprattutto al servizio di quanti vanno agevolati nella partecipazione (è impensabile per esempio che un anziano senza mezzi di trasporto residente in Cascina Bolagnos partecipi a un evento liturgico in San Giorgio). In questo senso le autonomie parrocchiali continuano a sussistere, come riferimento ecclesiale nel quartiere, per le celebrazioni feriali e festive (compresi matrimoni, battesimi,
funerali, cresime e comunioni, confessioni), ed è fondamentale che sia così. Il senso di ciò è anche una chiesa sempre più vicina e partecipata, anzi: integrata nella – e con la – realtà territoriale. Ne è un valido esempio la recita del rosario nei quartieri e con le persone.
Pur tuttavia, essendo parte di una più estesa Comunità Pastorale, sarebbe fortemente auspicabile che le modalità celebrative siano similari in tutte le parrocchie. Una proposta condivisibile potrebbe essere – come esempio per cominciare – che i diversi animatori liturgici delle 5 parrocchie possano formulare un “innario” per tutti uguale, con gli stessi canti per tutti, sia pure declinati nei differenti periodi dell’anno liturgico. Oppure che i lettori delle 5 parrocchie giungano a formulare la preghiera dei fedeli per le diverse celebrazioni uguale per tutti. Sono ovviamente esempi, ma darebbero il senso di una comunità, che vive la stessa celebrazione, sia pure decentrata sul proprio territorio. Questa in fondo è la grandiosa “linea di forza” della chiesa cattolica: ciascuno (a Desio, a Roma, a Taranto) che a esempio si accosta all’Eucarestia sa per certo che qualcun altro -nello stesso momento e con lo stesso rito – si può trovare nella medesima situazione a Helsinki o a Tokio o a Città del Capo o a Vancouver … avendo una fortissima percezione di essere in una chiesa davvero universale, e parte di una stessa grande e unica famiglia di credenti.
Guido Feltrin