Gesù risorto dice «Toccatemi» e prima si è fatto toccare da folle di malati, indemoniati, discepoli. Dopo l’Ascensione il corpo storico di Gesù è toccabile solo nei suoi segni: eucaristia, parola, comunità, poveri. Tutti elementi dotati di evidente concretezza: non suggestioni o emozioni, ma pane, acqua, olio, libri, persone, orari, ferite, organismi.
Cosa li rende capaci di far toccare veramente Gesù a chi crede, e anche a chi non crede? La risposta è nel fatto che Gesù sceglie ancora di toccarci, di toccarci nel profondo, di permetterci di toccare noi stessi il nostro cuore, la nostra anima. Tutto questo avviene tramite lo Spirito Santo, il dono che permette più di
ogni altra cosa di rendere l’uomo simile a Dio.
Non interessano potenza, ricchezza, successo, simpatia, salute, appartenenza etnica, culturale,
religiosa: Dio infonde il suo Spirito in coloro che sono non solo creature, ma figli e figlie. La Chiesa è lì per risvegliare in ciascuno di loro la consapevolezza di avere ricevuto questo dono grande, per poterne ricavare una vita perfetta, felice, divinizzata, a immagine di Cristo.
Anche i credenti di lungo corso hanno bisogno di tornare a toccare nel profondo la propria anima e a lasciarsi toccare dallo Spirito. Come scrive sant’Agostino: «Tu eri dentro di me, e io fuori. E là ti cercavo. Tu eri con me, ma io non ero con te. Mi hai chiamato, e il tuo grido ha squarciato la mia sordità. Mi hai toccato, e ora ardo dal desiderio della tua pace».
don Gianni