l 24 giugno la Chiesa celebra la festa della nascita di San Giovanni Battista che secondo la tradizione avvenne ad Ain Karim a circa sette km ad Ovest di Gerusalemme. È una delle uniche tre natività
che vengono ricordate nella liturgia cristiana. Le altre due nascite ricordate oltre a quella del Precursore, sono quella di Cristo e quella della Madonna. Per tutti gli altri Santi, infatti, si festeggia non la loro nascita nella carne, bensì la loro entrata nel Cielo. Questo fatto indica quanto la figura di questo santo sia importante per la storia della Chiesa e non solo di quella cattolica, essendo venerato da tutte le Chiese cristiane e considerato santo da tutte quelle che ammettono il culto dei santi. Difatti è proprio Gesù nel vangelo che lo indica come: “Il più grande tra i nati di donna” Mt 11,11a. Nella scrittura la figura di Giovanni Battista funge da collegamento tra il vecchio ed il nuovo testamento. Egli rappresenta con la sua figura austera e inflessibile, con i gesti che accompagnano il suo concepimento e la sua nascita, il nuovo Elia, come lo definisce Gesù nello stesso capitolo di Matteo 11,10, che doveva anticipare la venuta del Messia, del liberatore del popolo d’Israele. Ed è lui che indicherà ai suoi discepoli al Giordano il Messia, dopo avere visto discendere lo spirito di Dio su Gesù: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me…Gv 1, 29-30. Ma cosa può dire a noi dopo due millenni di storia cristiana, la figura di Giovanni Battista? Perché se non ci chiediamo questo, corriamo il rischio di celebrare la memoria di un fatto avvenuto nel passato, che seppure importante allora, oggi non ci coinvolge per nulla. Credo che diverse ragioni possano far riflettere anche noi su come quest’uomo ha accolto la sua chiamata a servire Dio, ad essere testimone=Martire. Sicuramente, superando le false giustificazioni a cui spesso ci aggrappiamo, la prima domanda che mi pongo è: Cosa significa per me essere testimone reale, credibile? E da questa apparentemente semplice domanda e la sua eventuale risposta, la seguente è: Ma Giovanni per accogliere la voce di Dio ha scelto di vivere nel deserto, in un luogo dove il frastuono quotidiano non
lo avrebbe distratto da ciò che riteneva essenziale, e noi in un’epoca dove spesso il primo gesto del mattino è osservare cosa viene pubblicato dai social, o alla televisione, come penso di riuscire ad
ascoltare Dio che mi parla ogni giorno, ma che forse non riesco a sentire? E ancora: Giovanni ha avuto il coraggio di difendere ciò che riteneva vero, davanti a tutti anche ai potenti del tempo, io mi
chiedo quando faccio solamente un segno di croce fuori dalla chiesa, mi vergogno o lo faccio furtivamente di modo da non essere troppo notato? Ecco, allora scopro solo da questo come è vero che la voce del Battista anche oggi non smette di gridare nel deserto, in quel luogo arido che spesso cerca di occupare anche il mio cuore.
Fabrizio Zo