Noi e Voi

Capita, nel corso di una pacata discussione, ma più spesso in qualche acceso confronto, di sentir dire «noi sì, voi siete diversi». Magari l’interlocutore è una sola persona, ma viene automaticamente aggregata a un voi così preciso da coinvolgere in una pregiudiziale squalifica.

Si comincia così nel caso più evidente di differenza – uomini e donne – per passare poi a tutta la gamma delle diversità etniche, culturali, religiose, regionali, sociali, politiche, professionali: noi e voi, noi e loro.

Questa espressione, apparentemente superficiale, tradisce un retroterra mentale preoccupante: che l’appartenenza a un gruppo automaticamente designi modi di pensare e di comportarsi omogenei tra tutti i componenti i quali vengono accettati o respinti o derisi o condannati a priori, senza dare valore alle persone, ai loro percorsi, alle esperienze che le hanno segnate. L’altro lato della medaglia è che, ovviamente, chi appartiene ai noi si senta autogiustificato in tutti i suoi argomenti e spesso poco sfiorato dalla possibilità di tentare un’autocritica, o almeno una verifica dei propri convincimenti e delle proprie scelte.

Quando il noi e il voi entrano nella Chiesa – noi preti, voi laici; noi catechisti, voi Caritas, noi tradizionalisti, voi progressisti; noi di un movimento, voi di un altro, ecc.–, è il momento di riformare non solo il linguaggio, ma anche il pensiero e lasciarsi riempire dall’intenzione e dalla preghiera di Gesù: «che siano perfetti nell’unità».

don Gianni