Il pensiero della settimana

V Domenica dopo Pentecoste

Nel nostro cammino di riscoperta della Storia di salvezza, la Liturgia ci presenta Abramo, il capostipite del popolo eletto, il padre nella fede, come ricorderà Gesù nel Vangelo.

La fede non è tanto un sapere molte cose, ma un fidarsi seriamente di Dio che ci parla. La fede è la risposta a Gesù che chiama, è un accettare a seguirlo nel suo cammino verso Gerusalemme. Nel camminare, Gesù fa la proposta di essere suo discepolo a tutte le persone che incontra e a tutti pone delle condizioni precise, che il testo esprime con frasi anche paradossali. Gesù non accetta al suo seguito persone mosse da interessi personali e ricorda che il Figlio dell’uomo non ha neppure dove
posare il capo.

Il discepolo deve essere libero da ogni legame, anche quelli naturali, come verso i genitori. Il discepolo, certamente, deve amare i genitori, sa gustare le gioie che il Signore gli fa incontrare, ma sempre sentendo tutto come dono e non permettendo che diventi ostacolo nel realizzare il disegno del Padre su di lui.

Se ci mettiamo al seguito di Gesù, non dobbiamo desistere: chi ha messo mano all’aratro e, poi, si volge
indietro, non è adatto per il regno di Dio. Proviamo a domandarci: Il mio seguire Gesù è frutto della fede o lo faccio perché spero in un ritorno di grazie particolari? Sono libero da tutto quanto mi può ostacolare nel fare la volontà del Padre, soldi, interessi, relazioni sbagliate? Sono deciso nel mio camminare secondo il Vangelo, o di fronte alle difficoltà abbandono tutto?

don Alberto