Il pensiero della settimana – V dopo il martirio di S. Giovanni
Nel Vangelo di questa domenica un dottore della legge che chiede “Qual’è il più grande comandamento
della legge?”.
Gesù risponde citando I’Antico Testamento e precisamente lo “Shemà Israel”, “Ascolta Israele”, la preghiera che il buon ebreo recita due volte al giorno e che contiene il dovere dell’amore verso Dio, e un brano sull’amore verso il prossimo. La domanda è allora: c’è una novità nel Vangelo o Gesù si limita a
riportare l’Antica Legge?
I due comandamenti sono uno solo. Gesù li mette sullo stesso piano: “il secondo è simile al primo”. Ora questo era inammissibile per i giudei per i quali il primo comandamento superava infinitamente il secondo e si praticava separatamente. Per Gesù, invece, questa divisione è impossibile: l’amore di Dio, che impegna tutta la persona trova la sua prova, nell’amore verso il prossimo.
Gesù non minimizza l’amore verso Dio: ed è per essere fedele a quest’amore che Gesù muore in croce, ma proprio in croce dimostra che amare Dio è dare la vita per noi uomini.
Noi invece siamo tentati di staccare i due impegni, di fare la questione: “è più giusto pregare o darci da
fare per gli altri?” È una questione che per Gesù non esiste: mi do da fare per gli altri perché, nella preghiera, mi sono riscoperto amato da Dio e non posso, dopo una preghiera, in particolare
dopo la S. Messa, non sentire l’esigenza di amare gli altri .
L’amare gli altri è la prova è la via del nostro amore verso Dio.
don Alberto