IL CRISTIANESIMO È IN ESILIO?

RICOMINCIAMO DA DIO

È questo il titolo di una assai recente riflessione, proposta dal primate belga e docente di teologia dogmatica card. J. De Kezel, a proposito dell’essere cristiani in un mondo multiculturale e multireligioso.

La riflessione nasce proprio dalla domanda: si può essere cristiani in un mondo che non lo è? La risposta è sì. La risposta è affermativa a condizione che il cristiano riconosca e accetti di accogliere, abitare, valorizzare il presente per quello che è, appunto multiculturale e multireligioso. Il cristianesimo “ha smesso di essere una religione culturale e la cultura occidentale ha smesso di essere religiosa”.

Nonostante una diffusa secolarizzazione, tuttavia, esiste una forte tensione alla spiritualità nell’uomo di oggi, ma sembrerebbe tutto orientato da scelte libere e personali. Se tuttavia si torna al Vangelo, si
scopre che Gesù sì predicava una verità libera dalla pressione del mondo, ma questo non implicava assolutamente che l’uomo – ciascun essere umano – debba necessariamente abdicare alle responsabilità spirituali verso il mondo. Si riconosce l’esistenza oggi di quella che viene definita
una irreversibile secolarizzazione, ma al contempo vi è la scommessa (o la sfida) che ancora si
possano leggere in essa i “segni” dei tempi, unitamente all’entusiasmo di ri-scoprire la promessa
divina all’interno e attraverso le diverse culture e la cura dell’estraneità. Quello che magari oggi può sembrare al cristiano una tragica perdita della propria fisionomia, non è detto invece che si possa rivelare un nuovo “kairos”, una sorta di riposizionamento soggettivo, relazionale ed ecclesiale, lasciando nella storia un segno di amore e di cura solidale. In altri termini, l’inquietudine e non il possesso della
cattolicità, in un mondo tanto amato da essere già raggiunto dalla grazia. Questo significa la ricerca di Dio e il dialogo con Lui nella preghiera e nella liturgia, come anche la lode, l’amore fraterno e la solidarietà. Per il cristiano più che una privatizzazione della religione all’interno di una società secolarizzata conta la capacità di raccogliere le grandi sfide attuali: povertà, ingiustizia, violenza e guerra, crisi ecologica e migrazione, ma soprattutto avere coscienza che la Chiesa non coincide con il mondo ma
semmai vive nel mondo, infinitamente più grande della Chiesa.

È necessario capire i segni dei tempi e vivere la fede senza pensare di voler ricristianizzare il mondo: la fede non si impone, è opera di Dio. Il cristiano può solo testimoniare. Insomma, una riflessione certamente non facile, ma originale e positiva e ricca di speranza.

Guido Feltrin