Educare è affascinare?

I fatti di cronaca raccontano frequentemente vicende complesse dove, accanto a fatiche personali o sociali, emerge la difficoltà a pensare e a offrire percorsi educativi.

Se è vero che all’origine di ogni violenza e sopruso ci sono modelli culturali da ripensare, è anche vero che il ripensamento non passa attraverso slogan e luoghi comuni ma nella relazione, nell’attenzione a dialogare tra soggetti coinvolti, tra generazioni differenti, permettendo così di far venir fuori da ciascun individuo il meglio di sé.

Nella relazione genitori – figli, è indispensabile cercare, con pazienza, un reciproco ascolto, così da mettere, gli uni a servizio degli altri esigenze e interrogativi, esperienze di vita e creatività personale.

Nella relazione preti, religiose, genitori e giovani, è fondamentale ripartire dalle esigenze reali dei soggetti e non da pregiudizi, capaci solo di allontanare reciprocamente le persone.

È gioco forza fare emergere le domande che cercano interlocuzione, per offrire percorsi di risposte possibili, a volte anche coraggiose e schiette.

Nella relazione insegnanti – alunni, è imprescindibile trovare i linguaggi dell’incontro, sostenuto anche dall’alleanza tra famiglie e scuola.

Le esemplificazione potrebbero ampliarsi, gli strumenti, compresi quelli mediatici, sono moltissimi.

Eppure c’è una via irrinunciabile, che è quella di cercare alleanze tra le varie agenzie educative per sostenere un dialogo rispettoso di ogni storia personale, ma non frammentato o, addirittura, conflittuale.

Educare non è cercare “di chi è la colpa” ma, affascinati da un perché, affascinare molti altri.

don Mauro