Il battesimo di Cristo del Perugino

Abbiamo visitato la mostra presso palazzo Marino di Milano che ogni anno propone un focus su capolavori d’arte nel periodo natalizio e che mette in risalto il senso e la sacralità del Battesimo, quello di Cristo e quello di ogni credente.

Pietro Vannucci, meglio conosciuto come il Perugino, è stato uno degli artisti più importanti del Rinascimento. Nato nel 1450 a Città della Pieve, vicino a Perugia, il
ventenne Pietro va a lavorare a Firenze alla bottega di Andrea Verrocchio, presso la quale in quegli anni si erano formati artisti del calibro di Leonardo da Vinci e Botticelli. La sua prima commissione importante gli arriva dal Papa Sisto IV che lo chiama a Roma per affrescare la sua cappella in S.Pietro e la Cappella Sistina in Vaticano. Da questo momento Perugino diventerà uno degli artisti più richiesti e famosi d’Italia: fra i suoi capolavori ricordiamo lo sposalizio della Vergine, copiato poi dal suo allievo più noto, Raffaello.

Nel 1502 i frati agostiniani di Perugia gli commissionano un grande polittico e il Perugino ci lavora sino alla sua morte avvenuta nel 1523, esattamente 500 anni fa. Il Battesimo di Cristo è l’opera centrale di questo polittico che aveva in origine diverse tele disposte sui lati e che rappresentavano figure di santi: oggi il polittico non esiste più in quanto venne smembrato in età napoleonica e i dipinti dispersi in diverse parti del mondo: il Battesimo è ora conservato presso la Galleria nazionale dell’Umbria di Perugia.

L’allestimento scenografico della sala è di grande pathos: siamo invitati a passare attraverso una ideale cascata d’acqua che evoca così la sua sacralità e simbolo della purificazione. Ora possiamo ammirare l’opera e il primo colpo d’occhio è quello di una perfezione stilistica, in cui tutto è misura e dove ogni dettaglio rimanda a una ricerca del bello.

Al centro del dipinto le due figure principali, Giovanni il Battista riversa l’acqua sul capo di Gesù: dal volto di Cristo emana un senso di serenità e di purezza, la luce sembra irradiarsi dalla sua figura. Tiene il capo chino e le braccia incrociate, a significare la totale umiltà del suo gesto. Il Battista ha uno sguardo penetrante e concentrato che suggerisce forza interiore e consapevolezza della sua missione. Un passo dietro di loro due dolcissime figure angeliche compostamente osservano la scena, e sopra il capo di Gesù e di Giovanni si librano due eleganti angeli a mani giunte posti ai lati della colomba simbolo dello Spirito Santo; in quel cielo azzurro e in quegli sfondi collinari si respira un’aria di sacralità e di mistero.

I colori sono luminosi e chiari e la luce che si rifrange sulle vesti e sul paesaggio consente di ottenere degli effetti di quello che viene chiamato cangiantismo: possiamo così notare che i colori “cambiano” in base a come vengono colpiti dalla luce e quindi scopriamo tratti più illuminati con colori più chiari e dei punti più in ombra con colori più scuri che danno un effetto molto realistico.

In quest’opera Perugino ottiene effetti di prospettiva aerea che sono molto simili a quelli che stava sperimentando Leonardo: tra l’occhio con cui noi
guardiamo l’opera e il paesaggio sullo
sfondo è come se ci fosse una fascia
d’aria che va a sfumare i contorni e i
colori del paesaggio e ci dà un’idea di
distanza e di profondità dello spazio.
Ci sentiamo quasi attratti ad entrare
in questa scena, a riflettere sul nostro
rapporto umano e trascendente con
quel Dio che sceglie, all’inizio della sua
missione, di mettersi in fila con i pecca-
tori, di mettersi al nostro fianco. Il signi-
ficato più vero del Battesimo è allora in
quel cammino di rinascita spirituale che
tutti siamo chiamati a percorrere.
Vito Bellofatto