02 Febbraio: “Un uomo di nome Simeone”
Celebriamo il 02 Febbraio la festa della presentazione di Gesù al tempio o della purificazione di Maria, detta anche della “Candelora”per la tradizione di benedire in quel giorno le candele, segno della luce di Cristo, luce che avanza sconfiggendo le tenebre dell’Inverno. Il vangelo in quel giorno ci riporta l’annuncio da parte di Simeone della luce divina che irrompe nel mondo per mostrare e fare conoscere il vero volto di Dio e la salvezza che Lui da sempre ha preparato per tutti i popoli. Ma anche la profezia fatta alla Madre, a colei che condividerà dalla nascita fino alla fine la sorte del proprio figlio, fino ad averne trafitta l’anima, per permettere la caduta, la resurrezione, e svelare i pensieri di molti cuori…
Simeone quindi, ci interpella, non è mai senza motivo quello che il vangelo descrive.
Come può egli recarsi al tempio proprio mentre giunge Gesù? Viene definito dalla scrittura “uomo giusto” (Lc 2,25), cioè in profonda intimità con Dio, e “timorato di Dio” (Lc 2,25), cioè umile di fronte al Creatore, di lui non viene detto nel vangelo che sia vecchio, ma che aspettava la consolazione d’Israele e che lo Spirito Santo era su di lui. A differenza di Anna che viveva nel tempio da quando era rimasta vedova, quando lo Spirito lo “muove” a recarsi al tempio, lui è dentro la quotidianità della propria vita, come ognuno di noi. È però anche un uomo abitato dallo Spirito Santo: per tre volte si parla dell’azione dello Spirito di lui: “Lo spirito Santo era su di lui” (Lc 2,25); “Lo Spirito Santo gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte prima di aver visto il Messia” (Lc 2,26); “Mosso dunque dallo Spirito si recò al Tempio” (Lc 2,27). Simeone è un uomo che ha approfondito la Scrittura (cita il profeta Isaia nel suo cantico) si è lasciato riempire dallo Spirito Santo, ed è diventato un profeta. Simeone il profeta, il vivente, il ripieno di Spirito come Maria. È per questo che entrambi possono accogliere Dio nelle loro braccia e nel loro cuore. È lei che lo porge a Simeone e ad ognuno di noi perché possiamo accoglierlo anche noi come loro tra le nostre braccia.
Simeone ha tenuto sempre viva la Speranza ed ha creduto; questo interroga anche me: “So credere davvero alle promesse che Dio ha fatto a me, credere che ciò in cui spero si realizzerà certamente?
Il verbo principale usato da Simeone non è più al futuro, come facevano i profeti antichi, ma è al passato: “i miei occhi hanno visto la tua salvezza”. Mi chiedo: sono capace come lui di aprire i miei occhi sul progetto di Dio che si sta realizzando in me e nel mondo nonostante le mie debolezze?
“Non è facile che il vecchio che è in noi accolga il bambino, il nuovo… Il vecchio Simeone che abbraccia un bambino… rappresenta ciascuno di noi di fronte alla novità di Dio. Questa novità entrerà davvero nella nostra vita o piuttosto tenteremo di mettere insieme vecchio e nuovo cercando di lasciarci disturbare il meno possibile dalla presenza della novità di Dio?” (Martini C. M.)
Buon Cammino… Fabrizio Zo