Il tema di questa domenica è la preghiera: la parabola del fariseo e del pubblicano ci invita a verificare l’atteggiamento interiore del nostro pregare. È un tema su qui vale la pena di ritornare spesso, sia perché siamo sempre tentati di farne a meno, magari con la scusa che non abbiamo tempo, che tutta la vita è preghiera, sia perché esaminando il nostro modo di pregare, possiamo scoprire che concetto abbiamo di Dio, di noi stessi e del mondo.
Quanto tempo sappiamo trovare per la preghiera e come è il nostro pregare? Ricordiamoci che “fariseo e pubblicano” più che due persone, sono due atteggiamenti che possono far capolino nella nostra vita.
Quale idea di Dio traspare dal nostro pregare? È un distributore automatico di grazie, un giudice o un esattore a qui dobbiamo pagare il debito per sentirci a posto ; oppure, come per Gesù è un padre che dà senso alla nostra vita, che nella preghiera ci aiuta a riscoprire il suo disegno su di noi e soprattutto ci dà la speranza e la forza di riuscirci?
Inoltre, quale idea della nostra persona traspare dal nostro pregare?: Ci sentiamo persone perbene, come il fariseo, più buoni ancora di quanto pretende la legge, per cui la preghiera è un autocompiacersi e, di conseguenza, un giudicare gli altri?
O, invece, pensiamo di essere come il pubblicano (il peccatore per eccellenza), cioè delle creature povere, fragili, peccatrici, che sentono che la loro grandezza e la loro salvezza è solo nell’amore misericordioso del Signore?
Pregare bene, ci ricorda S. Paolo, è dono dello Spirito. Chiediamolo insieme, in particolare per la Quaresima che inizieremo domenica prossima.
don Alberto