Il tema della settimana di Esercizi Spirituali per tutti, che oggi si concludono, trae origine dalla presenza di Gesù risorto sulla via che da Gerusalemme va verso Emmaus. Il cammino dell’uomo, a volte smarrito e affaticato, è il luogo concreto del manifestarsi di Dio.
Se per la Samaritana il luogo dell’incontro è il “pozzo di Giacobbe”, per i due di Emmaus è la strada, per Pietro è il luogo di lavoro oppure la via del Calvario, per il malfattore o i crocifissori la Croce al Golgota, per gli undici impauriti è il Cenacolo, dove a porte chiuse stanno cercando conferme alle loro attese.
Nel susseguirsi delle giornate, abbiamo avuto l’opportunità di incrociare gli sguardi di questi uomini e donne che ci rappresentano e nei quali, con modalità differenti
nei vari tempi della vita, ci possiamo sentire rappresentati, ma abbiamo anche incrociato lo sguardo di Cristo che accompagna con ferma mitezza la Samaritana a riconoscerlo come il Messia atteso; i due di Emmaus a desiderare di continuare a stare con loro fino al riconoscimento allo spezzare del pane; Pietro a lasciarsi finalmente amare dal Maestro, con i suoi limiti e fragilità e a piangere amaramente di un pianto liberatorio, perché finalmente pronto a lasciarsi salvare da Gesù; i crocifissori e il malfattore nel momento più drammatico della condivisione della sofferenza, offrendo gesti e parole di perdono; i discepoli nel Cenacolo nel momento in cui il Maestro affida loro la missione di essere Chiesa che perdona e annuncia, annuncia e perdona.
La proposta diventa, allora, una provocazione espressa dall’interrogativo: io vivo una relazione con Cristo, riconoscendolo in cammino dentro la mia vicenda personale? Noi siamo una Comunità di Cristiani che riconosce e fa di tutto per lasciare trasparire, a chiunque ci incontra, che siamo gente capace di lasciarsi
affiancare dal Crocifisso Risorto nel cammino della vita?
Noi siamo allora lo stile, il tratto qualificante di una Chiesa che vive nella città, ed è quello di metterci, come Gesù, a servizio gli uni degli altri, perché le forme dell’amore si possono diversificare ma, nella sostanza, lo stesso non può che crescere nella logica di Cristo: totale, misericordioso, propositivo, forte nella mitezza del tratto, coraggioso, inclusivo, decisamente interessato a nient’altro se non alla salvezza integrale di ogni uomo e donna.
Una preghiera di don Mazzolari accompagni il nostro cammino discepolare: “Signore, sono io che ti faccio morire e oso guardarti. Pietro ti guarda e si salva.
Il centurione ti guarda e si salva. I farisei non ti hanno guardato. Giuda ti ha baciato, ma senza guardarti…. Io ti faccio morire, ma ti guardo. Voglio che tu mi apra la piaga del tuo cuore, perché mi nasconda dentro…..”
don Mauro