Il Vangelo di questa domenica ci riporta all’Ultima Cena di Gesù. Il brano fa parte della bellissima preghiera (detta Preghiera Sacerdotale) che ci rivela il sentimento di profonda comunione tra Gesù ed il Padre e il desiderio che anche i discepoli entrino in questa comunione di vita. Questa invocazione deve essere di modello al nostro modo di pregare.
La preghiera di Gesù è sempre in un clima di amore filiale e di gratitudine: ringrazia ancor prima che il Padre gli conceda quanto chiede. Gesù sente l’amore del Padre per lui e che tutto quanto possiede è dono suo: anche i discepoli “erano tuoi, li hai dati a me“.
Nel Vangelo Gesù dichiara “non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato“.
Il “mondo” non sono i lontani, quelli che ancora non conoscono Gesù, ma quelli che lo rifiutano, che hanno chiuso gli occhi per non vedere “la luce”.
Ecco allora la seconda caratteristica della preghiera cristiana, che non è il costringere Dio nei nostri schemi, ma è l’aprirsi a Lui, è il mettersi in ascolto, è il dichiararsi disponibile a quanto ci chiede.
Il dono fondamentale da chiedere, ci ricorda Paolo, è lo Spirito Santo, che ci permette di conoscere l’unico vero Dio e colui che ha mandato, Gesù Cristo.
Lo stile del nostro pregare è, quindi, innanzitutto, invocare il dono dello Spirito, metterci in ascolto e essere disponibili a quanto il Signore ci chiede.
don Alberto