Veglia dei lavoratori

Nel contesto della visita pastorale alla città di Desio, l’Arcivescovo Mario Delpini ha incontrato i lavoratori il 23 aprile.

Quest’anno la nostra Diocesi ha deciso di vivere la tradizionale veglia dei lavoratori a Desio, nel contesto della Visita Pastorale dell’Arcivescovo al Decanato.

Si è tenuta al Consorzio Desio Brianza (Co.De.Bri.), l’ente che eroga la maggior parte dei servizi sociali non solo al Comune di Desio, ma a molti Comuni dell’ambito e che offre, fra gli altri, anche servizi di formazione al lavoro.

La veglia, alternando momenti di preghiera a momenti di testimonianza e di formazione, ha segnato uno stile: il cristiano non può limitarsi a pregare o ad agire, ma può coltivare una spiritualità che lo porta ad assumere competenze, anche attraverso lo studio, e operare nella società per migliorarla. Fermarsi a una soltanto di queste azioni non può bastare. Hanno portato la testimonianza Victor, un lavoratore di origine brasiliana, Avvocato nel suo Paese ed immigrato in Italia con sua moglie: lui ora fa il vigilantes, lei la rider: Federico, che dal tempo della pandemia lavora parzialmente da remoto, con tutti i vantaggi ma anche gli inconvenienti di tale modalità, in
primis l’isolamento e il mancato coinvolgimento in azienda. Valentina, formatrice del Co.De.Bri. con uno sguardo particolare sulle persone più fragili.

Don Bruno Bignami, Direttore dell’Ufficio della Pastorale sociale e del Lavoro della CEI, in dialogo con le testimonianze ha sollevato due questioni attualissime: perché non sappiamo intercettare le competenze dei giovani, anche di quelli che raggiungono il nostro Paese e che potrebbero portare più valore alla nostra convivenza sociale? E come rispondere all’aumento delle dimissioni dei giovani ai quali non basta un lavoro purchessia, che trovano inaccettabile piegarsi a qualsiasi “gavetta” venga loro proposta, perché ricercano un senso che va ben oltre il lavoro contingente?

L’intervento della Prof.ssa Simona Beretta, docente di Politica economica in Cattolica e direttrice del Centro di Ateneo per la Dottrina sociale della Chiesa, ha invitato ad alzare lo sguardo, richiamando la considerazione che il senso del lavoro non sta in che cosa si fa, ma nel come e perché lo si fa. Un senso che ci può arrivare solo allargando lo sguardo, come fanno i poeti.

La conclusione dell’Arcivescovo Mario, che con il suo stile narrativo ha adoperato la metafora del pollaio, ci ha esortato a non fermarci come galline tutte prese dalla competitività, tutte dominate dall’indifferenza reciproca, tutte assoggettate alla precarietà, ma a prendere il volo come colombe che portano messaggi di pace, miti ed eleganti, che sanno anche cantare quando è il tempo dell’amore perché non sono indifferenti le une alle altre.

Francesco Pasquali
Presidente Circolo Acli Achille Grandi – Desio