Il pensiero della settimana – II domenica dopo il Martirio di San Giovanni

Il brano di Vangelo di oggi racconta la guarigione da parte di Gesù di un uomo paralizzato e i nemici di Gesù invece che  lodare Dio per la guarigione avvenuta, accusano Gesù di aver peccato perché ha operato questa guarigione di sabato, infrangendo il riposo festivo.

Il racconto è un richiamo ad avere un cuore libero e disponibile, nel dialogo con Dio e con gli altri. Gesù parla con tutti, ma quelli che lo ascoltano sono i poveri, i peccatori, gli ultimi: gli altri, che credono di possedere già la verità, sono chiusi.

Anche oggi il Signore ci parla attraverso le Scritture ma è anche necessario, per capire la sua Parola, di essere umili, poveri, semplici. Quante volte, quando la Chiesa parla siamo abili o selezionare quanto dice, accettandola solo quando ha le nostre idee. Quante volte il nostro impegno non è tanto quello di ascoltare, ma di preparare la risposta in modo che l’ultima parola sia la nostra: non c’è disponibilità, apertura, umiltà.

Gesù non si limita a dire di essere Figlio di Dio, lo dimostra; non si limita ad annunciare il Vangelo, lo vive per primo; non si limita a predicare la misericordia del Signore, ma sta volentieri con i peccatori, non si limita a predicare la povertà di spirito, ma per primo vive da povero.

Paolo VI diceva che il mondo di oggi ha bisogno più di testimoni che di maestri e accetta uno come maestro,  perché è testimone.

Chiediamo al Signore, che il nostro cuore sia umile, semplice, disponibile all’ascolto e che ci dia la forza di essere testimoni.