La Liturgia di oggi completa quella di domenica scorsa: dal mandato missionario alla partecipazione delle genti alla salvezza.
Nel Vangelo i servi hanno il comando di condurre, costringere tutti al banchetto, anche quelli che non hanno nessun titolo per parteciparvi. Di fronte a questo invito, purtroppo, la risposta storica del popolo eletto – i primi ad essere invitati – è stata, in gran parte, di rifiuto. Ecco allora la seconda chiamata. Tra gli invitati in un secondo tempo ci siamo anche noi. Far parte del banchetto della salvezza non è frutto della scelta di un momento; l’adesione all’invito va confermata ogni giorno. È certamente un dono essere amati da Dio, ma questo esige di comprendere la concessione del suo amore e di accoglierla. Il nostro rischio quotidiano è di fare la figura dei protagonisti della parabola: presi da mille cose, pur belle, non abbiamo il tempo per pensare ai doni spirituali, tanto meno siamo disposti a cambiare la vita quando la grazia dell’amore di Dio ci invita a modificarne lo stile e a saper condividere quanto abbiamo ricevuto.
Proviamo a farci qualche domanda. Quando partecipiamo alla Messa, lo facciamo per il desiderio di incontrare il Signore? Lo stare in chiesa è un momento di gioia? Il ritorno a casa è arricchito dal sorriso di chi ha vissuto una bella esperienza?
I Santi che ricordiamo in questi giorni sono persone come noi, coi loro limiti e difetti, che però hanno creduto al Signore e si sono lasciati trasformare da Lui, diventando segno vivente del suo amore.
Mentre preghiamo per i nostri morti, perché possano partecipare al banchetto, domandiamo di saperci preparare anche noi per lo stesso convivio, partecipando con gioia ai tanti inviti che il Signore ci rivolge ogni giorno.