In queste domeniche continua l’Epifania, la manifestazione di Dio al mondo nella persona di Gesù. La domenica del Battesimo di Gesù ci rivela chi è Lui e lo scopo della sua venuta tra noi; ci riporta all’inizio della sua vita pubblica.
Certamente Gesù non ha bisogno di un gesto di penitenza perché è l’Agnello di Dio, senza peccato. La richiesta del battesimo, invece, indica chiaramente la sua scelta di campo: si è messo in fila con i peccatori per dire che è venuto per loro. Gesù si è fatto uno di noi per salvarci, ha condiviso tutta l’esperienza umana, eccetto il peccato che è venuto a togliere dal mondo.
In tutti i Vangeli si fa notare la differenza del battesimo di Giovanni Battista da quello di Gesù: quello di Giovanni è il gesto penitenziale di una persona che si riconosce pubblicamente peccatore e domanda perdono, quello di Gesù è il dono dello Spirito che ricrea (v. lo Spirito che aleggia sulle acque) e che porta pace (v. la colomba del diluvio). È veramente l’entrare di Dio nella nostra storia: è il dono dello Spirito che ci fa creature nuove e ci inserisce nella Chiesa.
A noi tocca accogliere lo Spirito e viverlo. Il dono dello Spirito sollecita, non obbliga la nostra volontà; ci dà facoltà nuove: occhi nuovi (la fede), coraggio nuovo (la speranza), cuore nuovo (la carità).
È un dono da riscoprire sempre più profondamente.
Sarebbe bello trovare oggi un momento per ripensare al nostro battesimo, come evento fondamentale della nostra vita: il Vangelo parla di rinascita.
La vita nuova ci è data come seme da custodire e da sviluppare: rendiamo grazie a Dio del dono ricevuto e chiediamogli di riscoprirlo sempre meglio, così da viverlo in pienezza.
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