Quaresima di fraternità 2025

Il gesto di carità proposto dalla Comunità Pastorale:
aiutiamo fratel Angelo Sala a prendersi cura dei malati di AIDS in Repubblica Centraficana

«Ho sempre pensato che la ricerca della libertà fosse una battaglia costante che bisogna costantemente combattere per mantenere. L’ho cercata percorrendo le grandi piste con la moto da enduro. Questa passione iniziò all’età di vent’anni ed è andata sempre crescendo.

Trascorrevo la maggior parte delle vacanze in sella ad una moto; tutto il tempo libero era vissuto in funzione di questa vacanza: l’unica cosa sacra che allora conoscevo.

I viaggi iniziarono poi ad essere sempre più avventurosi con la scoperta dell’Africa, esattamente il deserto del Sahara: un mare di sabbia e dune che incutono fascino, timore, ma anche la sensazione di libertà, come tutti i grandi spazi naturali.
Riuscii ad aggregarmi a un gruppo della diocesi di Milano che si recava nella Repubblica Centrafricana, nazione che mi era completamente sconosciuta.

In quel periodo conobbi dei missionari, uno dei quali – venuto a conoscenza della mia professione di odontotecnico – mi chiese se fosse possibile aprire uno studio dentistico a Bouar, visto che l’unica possibilità per la popolazione di accedere a cure dentistiche era quella di andare nella capitale Bangui a 500 km di distanza. Al mio ritorno in Italia, insieme ad una ragazza del gruppo, decisi di impegnarmi a raccogliere il necessario per realizzare l’opera.

Stavo scoprendo l’altro, quello diverso da te, che ha bisogno del tuo aiuto materiale e spirituale. Da qui il passo è stato breve per arrivare a scoprire la vocazione e finalmente la libertà: l’ho trovata nella vita religiosa.

Lì ho avuto modo di conoscere i missionari bétharramiti. Da quel momento ho iniziato il mio cammino, chiedendo di entrare nella loro famiglia.

Ho toccato con mano la sofferenza della gente quando è colpita da una malattia e quando le strutture e le possibilità di curare sono pochissime. Ho potuto constatare che la piaga più grave in campo sanitario è l’AIDS. Mi ha molto colpito in quei momenti vedere giovani morire di questa malattia in un abbandono totale. A distanza di oltre 20 anni da quel mio primo viaggio nel cuore dell’Africa, oggi mi ritrovo responsabile del Centro di Cura Saint Michel con più di 1200 malati in carico, tra questi 180 bambini sieropositivi.

Per mettere un argine al dilagare dell’AIDS in Africa, oltre ad impegnare personale specializzato, poter utilizzare sofisticate attrezzature e farmaci antiretrovirali, occorre combattere anche una battaglia per sconfiggere la povertà per poi modificare le abitudini di vita e la mentalità che fungono da terreno fertile per l’espansione della malattia».

Fratel Angelo Sala, bétharramita

Condividi questo articolo

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *