“Liberté, égalité, fraternité” questo è il motto della Repubblica Francese, eppure sembra che negli ultimi giorni siano state calpestate tutte e tre senza esclusione di colpi.
Libertà: una parola -forse- abusata, sbraitata da tutti in continuazione. C’è chi grida alla libertà di stampa, chi alla libertà di espressione, chi alla libertà religiosa, chi semplicemente invoca la propria libertà sempre e comunque. Sacro santa libertà!
Ma in fondo perché si realizzi la piena libertà servono regole per tutelarla. La vera libertà non può coincidere con l’assenza di regole: ci sono dei valori universali che prescindono da essa e la precedono, la vita del prossimo è uno tra questi.
Abitiamo nella parte del mondo che viene definito libero, in Italia -come in Francia- è garantito il diritto alla libertà di espressione, ma non lo si deve erigere a scudo mentre si giustifica e si promuove ogni sorta d’offesa (nei confronti di persone di qualsiasi credo religioso) vestendola da satira.
“LIBERTA’! LIBERTA’!” ecco si stava urlando a squarciagola mentre si oltrepassava senza accorgersene quel confine entro il quale essa si realizza.
Uguaglianza: un concetto che pare così chiaro, lineare, condivisibile; eppure non è così. Non è così quando ci lasciamo prendere dalla rabbia, dall’odio, dal disprezzo; non è così quando spegniamo il nostro cervello e iniziamo a ragionare di pancia, trascinati dalle nostre emozioni, come un leone affamato in cerca della preda.
Non credo nell’uguaglianza quando in nome di Dio, mi sostituisco a Lui e decido chi deve vivere e chi morire…perché Dio non parla ugualmente con me e con l’altro. Non riconosco più l’uguaglianza quando mi arrogo il diritto di essere trattato in maniera diversa rispetto gli altri, perché non è mica colpa mia, se sei nato dall’altra parte del pianeta, se hai meno possibilità di difenderti. Non sono capace più di leggere la parola uguaglianza quando regolo la mia disperazione per la morte di innocenti in base alla loro nazionalità e provenienza.
Fratellanza: eh beh su questo punto è inutile negare che la nostra fede ci dona un grosso vantaggio, perché se abbiamo compreso bene la festa del “Battesimo di Gesù” (festeggiata l’11 gennaio) allora sappiamo che siamo tutti “figli nel Figlio”, “figli adottivi” di Dio, accomunati da un unico Padre. Ma se questa parola è stata inserita nel motto della Repubblica Francese vuol dire che è un valore universale, che prescinde il credo professato. Dobbiamo riscoprire il reciproco sentimento d’affetto e di benevolenza significato in questa parola, dobbiamo forzarci ad avvicinare il volto del prossimo al sostantivo “fratello” e iniziare ad anteporre “compassione” a “fastidio”. Appartenere ad una famiglia non vuol dire essere vittime di buonismo né tantomeno di lassismo, ma credere nella misericordia e nel perdono, nella giustizia e nella legge, nella vicinanza e nell’aiuto.
Propongo un esercizio a ciascuno di noi: prendiamo un pezzo di carta e una penna, scriviamo “Libertà, uguaglianza, fraternità”, ora cancelliamo quello che abbiamo scritto con un tratto forte e nervoso e adesso riscriviamo singolarmente ogni parola pensando a cosa vuol dire per noi.
Se saremo sinceri non basteranno 30 secondi per svolgere l’esercizio…ve lo assicuro.
don Pietro