Ponti… questi sono i giorni dei ponti: il ponte del 25 aprile, quello del 1 maggio. Insomma c’è la sensazione che per conquistare una pausa nella propria vita sia necessario che il calendario ci sorrida indicandoci la parola magica “Ponte”. L’illusione che per riprendersi in mano il tempo necessitiamo di un breve stop, come se l’unica strada che conducesse alla vita vera sia un’oasi di altro, un tempo e uno spazio in cui non facciamo e non siamo ciò che normalmente viviamo. Ma è possibile che la vera vita sia segregata in pochi giorni? Possibile che entriamo in contatto col nostro vero IO solo quando cambiamo il contesto in cui viviamo?
Beh di sicuro i ponti fanno comodo a tutti e, credo, ci sia un modo cristiano di rapportarsi con essi: smettere di “fare il ponte” ed iniziare ad essere ponte! Si ognuno di noi deve essere ponte; in fondo a cosa serve un ponte? A superare un ostacolo, a mettere in contatto due realtà non comunicanti per vie normali; alla stessa maniera dobbiamo fare noi. Se ci impegniamo a vivere la nostra fede, abbiamo la possibilità di mettere in contatto chi ci incontra col Signore, di far fare esperienza incarnata di quel Dio che, continuiamo a ripetere, ama d’Amore vero ogni singolo uomo. Non è lecito lasciare alle persone consacrate questo ruolo di ponte; si forse esse lo vivono in maniera ancora più totalizzante, ma ogni persona che si definisce cristiana ha questo compito. Se inizieremo a vivere questa chiamata con coscienza, allora si che ci sarà un legame tra la nostra vera identità e i ponti: facendo esperienza del Signore, incontrandolo attraverso chi crede, scopriremo la nostra vera natura “esseri destinatari d’Amore”, non di un amore lontano, astratto, appesantito da quelle cornici che snaturano il quadro, ma di un Amore reale, vivo, pulsante, che ci indica in ogni battito il senso della nostra vita.
don Pietro