Un terremoto di gioia

Per preparare l’ultima domenica giovani mi sono imbattuto nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium scritta da Papa Francesco: un testo che scuote la coscienza e sorprende in maniera inaspettata. La Chiesa è realmente invasa da una ventata di freschezza e novità, lo sarà sempre più, nella maniera in cui si porrà in ascolto delle parole del Santo Padre.

Non è questo il luogo per proporre un’ordinata analisi del testo, ma ho sentito la necessità di condividere alcuni passaggi che non possono essere indifferenti ai cristiani e ad ogni uomo del nostro tempo.

La nota predominante dell’intero documento è la parola GIOIA, che fin dall’incipit è accostata al Vangelo del Signore Gesù: la gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù [EG1]. A contrapporsi a questa troviamo quello che viene definito il grande rischio del mondo attuale: una tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata [EG2].

Un pilastro cardine dello scritto di Francesco è lo sguardo rivolto sempre alle periferie, agli ultimi: questo dinamismo di “uscita” che Dio vuole provocare nei credenti […] uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie [EG20] E’ vitale che oggi la Chiesa esca ad annunciare il Vangelo a tutti, in tutti i luoghi, in tutte le occasioni, senza indugio, senza repulsioni e senza paura. La gioia del Vangelo è per tutto il popolo, non può escludere nessuno. [EG23] Proprio per questo motivo la Parola di Dio ha valore e importanza per ogni uomo: per chi l’ha già accolta con gioia, per chi è sulla soglia, così come per chi crede di essere stato dimenticato da Dio.

Il Papa indica lo stile che la comunità cristiana deve avere, a partire da chi è chiamato ad evangelizzare: la comunità evangelizzatrice si mette mediante opere e gesti nella vita quotidiana degli altri, accorcia le distanze, si abbassa fino all’umiliazione se è necessario, e assume la vita umana, toccando la carne sofferente di Cristo nel popolo. Gli evangelizzatori hanno così “odore di pecore” e queste ascoltano la loro voce. [EG24] Lo sguardo poi si allarga alla realtà locale più importante, la parrocchia: non è una struttura caduca; proprio perché ha una grande plasticità, può assumere forme molto diverse che richiedono la docilità e la creatività missionaria del pastore e della comunità. Questo suppone che realmente stia in contatto con le famiglie e con la vita del popolo e non diventi una struttura prolissa separata dalla gente o un gruppo di eletti che guardano a se stessi.[EG28] E’ necessario che riconosciamo che, se parte della nostra gente battezzata non sperimenta la propria appartenenza alla Chiesa, ciò si deve anche ad alcune strutture e ad un clima poco accoglienti in alcune delle nostre parrocchie e comunità, o a un atteggiamento burocratico per rispondere ai problemi, semplici o complessi, della vita dei nostri popoli. [EG63]

Il Santo Padre non esclude  la sua persona da questo cammino di verifica: dal momento che sono chiamato a vivere quanto chiedo agli altri, devo anche pensare a una conversione del papato. [EG32] Quando mai in passato abbiamo letto un pontefice esprimersi con tale chiarezza e in maniera così diretta?

Alcune delle difficoltà che siamo chiamati ad affrontare oggi sono accentuate dalla cultura odierna in cui ciascuno vuole essere portatore di una propria verità soggettiva [EG61] dove il primo posto è occupato da ciò che è esteriore, immediato, visibile, veloce, superficiale, provvisorio. Il reale cede il posto all’apparenza. [EG62] Ad appesantire tutto questo si aggiunge che l’individualismo postmoderno e globalizzato favorisce uno stile di vita che indebolisce lo sviluppo e la stabilità dei legami tra le persone, e che snatura i vincoli familiari. L’azione pastorale deve mostrare ancora meglio che la relazione con il nostro Padre esige e incoraggia una comunione che guarisca, promuova e rafforzi i legami interpersonali. [EG67]

Nonostante le difficoltà e le tentazioni l’uomo non deve smettere di credere nella speranza e continuare a riporre la fiducia in Colui che ha speso tutto sé stesso in nome dell’Amore per ciascuno di noi. Una delle tentazioni più serie che soffocano il fervore e l’audacia è il senso di sconfitta, che ci trasforma in pessimisti scontenti e disincantati dalla faccia scura. Nessuno può intraprendere una battaglia se in anticipo non confida pienamente nel trionfo. [EG85]

 

L’esortazione apostolica di Papa Francesco è un’occasione per riconfermare la propria fede nella Chiesa di Cristo e, allo stesso tempo se viene letta con la dovuta attenzione, non si può fare a meno di chiedersi “Cosa sto facendo IO per questo rinnovamento? Cosa posso fare QUI ed ORA nella realtà che vivo?”.

Mi auguro di aver acceso in voi il desiderio di scoprire le parole del Papa e ritrovare la bellezza propria della vita dell’uomo, la gioia possibile in ogni esistenza in quanto destinataria della cura di Dio.

don Pietro