Radetzky

A un personaggio controverso che portava un nome chilometrico –
Johann Josef Wenzel Anton Franz Karl Graf Radetzky (più breve quello della moglie: Francesca Romana von Strassoldo-Gräfenberg) – e che aveva come amante una certa Giuditta Meregalli, fedelissimo all’Imperatore con un esercizio autoritario del governo militare, ma innamorato di una lavandaia del popolo oppresso, è dedicata una notissima marcia musicale che si suona al termine del più famoso concerto di capodanno a Vienna, trasmesso dalle tv di tutto il mondo.

Pare che il biglietto dell’evento sia in vendita solo online e possa raggiungere il valore di oltre un migliaio di euro. Dalle inquadrature televisive chi partecipa mostra di avere un’età non propriamente giovanile e abiti di gran classe.

Ciò che colpisce dello spettacolo è l’entusiasmo sorridente con cui il direttore d’orchestra, gli orchestrali e tutto il pubblico ritmano il procedere della celebre Marcia di Radetzky battendo le mani con vivo senso di partecipazione e di coinvolgimento personale.

Nulla di paragonabile all’agitazione con cui centinaia o migliaia di persone – anche qui non sempre e non solo giovanissime – si scalmanano ai concerti di Zero, di Baglioni o dei Måneskin.

Nelle chiese per Natale si canta un emozionante testo tradizionale come Tu scendi dalle stelle, e le mascherine fiaccano la voce e forse anche l’entusiasmo. Forse perché ci hanno detto (sbagliando) che il Paradiso è una noiosa assemblea di seriosi canti di Angeli?

don Gianni