Questa domenica ci fa vedere Gesù che “ha compassione per le folle”, che è il modo di esprimere l’amore senza limiti di Dio per l’umanità.
Gesù si preoccupa della gente che da tre giorni lo segue e che ha esaurito il cibo. All’obiezione dei discepoli sull’impossibilità di sfamare questa moltitudine, Gesù chiede loro la disponibilità a raccogliere i pochi pani e pesciolini che ci sono e a distribuirli, moltiplicati, alle folle. Gli Apostoli, come i servi di Cana, si fidano di Gesù, che compie il miracolo.
Ma perché Gesù non interviene anche oggi, a sfamare i miliardi di persone che soffrono la fame?
Anche oggi Dio non ha abbandonato l’umanità e ha compassione di chi soffre, ma chiede tutta la nostra collaborazione. Siamo invitati come gli esploratori mandati da Mosè a scoprire la ricchezza dei doni della terra: le risorse sono sufficienti e abbondanti per tutta la popolazione del mondo.
Ci chiede di sfruttare queste ricchezze e di condividerle, soprattutto con i più poveri.
Anche Paolo, nella seconda lettura, ricorda alla comunità di Corinto, benestante e ricca, il dovere di aiutare la prima comunità, quella di Gerusalemme, esigua come numero e mal sopportata dai Giudei.
Ma c’è uno stile che Gesù richiede a chi lo segue: il cristiano deve amare con “com-passione” che significa “patire con”, condividendo problemi e sofferenze. Gesù ci ama con “com-passione” facendosi Cibo per noi, chiedendoci di condividerlo con gli altri e con solidarietà verso chi soffre.
don Alberto