Siamo chiamati a votare come cittadini e come cristiani

A sentire gli ultimi sondaggi tira aria di astensione che si respira anche fra i fedeli cristiani.
Ma un cristiano può permettersi di astenersi dalle scelte politiche?

Non perde valore il monito che ci viene dal Concilio Vaticano II, la cui Costituzione Gaudium et Spes ci ammonisce che “Il cristiano che trascura i suoi impegni temporali, trascura i suoi doveri verso il prossimo, anzi verso Dio stesso, e mette in pericolo la propria salvezza eterna” (n. 43).

Un monito forte, che dovrebbe farci prendere da timore e responsabilità, piuttosto che da sentimenti di protesta o peggio di indifferenza.

La Chiesa, “madre e maestra”, ci dona un magistero di Dottrina Sociale che chiede di essere conosciuto come parte dell’insegnamento morale che scaturisce dal Vangelo e la cui ricchezza non è paragonabile al patrimonio di conoscenza di nessuna formazione sociale laica. Quindi è responsabilità nostra, come fedeli laici, donarlo alla società e nessuno lo può fare al posto nostro. È il “sale che non può perdere sapore” ricordatoci dal Vangelo.

Sì, il cristiano è chiamato a evitare la duplice tentazione di essere insipido o di diventare una saliera. Deve essere piuttosto quel granello, piccolo, di sale che insieme ad altri ingredienti esalta i vari sapori dei cibi.

Tanti sono i temi su cui i cristiani possono vantare delle competenze umane e spirituali prima ancora che tecniche – comunque anch’esse necessarie.

Pensiamo, per esempio, ai quattro “pilastri” su cui si fonda tutto l’edificio della Dottrina Sociale: il principio di sussidiarietà, quello di solidarietà, quello della destinazione universale dei beni e quello del bene comune.

Questi principi non possono essere presi “a pezzi”.

Come ricorda Benedetto XVI nella Caritas in veritate: “Il principio di sussidiarietà va mantenuto strettamente connesso con il principio di solidarietà e viceversa, perché se la sussidiarietà senza la solidarietà scade nel particolarismo sociale, è altrettanto vero che la solidarietà senza la sussidiarietà scade nell’assistenzialismo che umilia il portatore di bisogno” (n. 58).

E anche la difesa della proprietà privata, così sostenuta da Papi come Leone XIII, Pio X e Pio XI nei confronti di un marxismo che ne chiedeva l’abolizione, va interpretata alla luce del principio di destinazione universale dei beni. Anzi, come ricorda Papa Francesco in Fratelli tutti, richiamando già i suoi predecessori Pio XII e Paolo VI: “Il diritto alla proprietà privata si può considerare solo come un diritto naturale secondario e derivato dal principio della destinazione universale dei beni creati” (n. 120).

Il fedele laico cristiano porrà particolare attenzione al tema della vita. Papa Giovanni Paolo II ha scritto un documento meraviglioso, Evangelium vitae, ricordandoci che c’è un “vangelo”, una “bella notizia” della vita, “una bella notizia che è la vita”, in qualsiasi fase e stato, da quella embrionale a quella che cresce, da quella efficiente e produttiva a quella degli anziani e dei detenuti che chiede cura e di non essere “scartata”, come ci ricorda Papa Francesco.

Tanti altri temi, dalla promozione della famiglia – non soltanto mediante un “no” detto alla parificazione ad essa di altre forme sociali, ma soprattutto con azioni positive che la sostengano – alla pace (tanto cara a Papa Giovanni XXIII, che ne ha fatto il tema della sua ultima enciclica, la Pacem in terris), fino al problema ambientale che è l’altra faccia della medaglia del problema sociale (è il tema della Laudato si’ di Papa Francesco) si nascondono dietro il detto e il non detto dei vari programmi elettorali.

È nostro compito conoscerli e discernere senza rimanere indifferenti né prigionieri di una sterile protesta.