In queste settimane nelle chiese della nostra comunità si stanno svolgendo le
S. Cresime a conclusione del cammino di iniziazione cristiana.
La mia prima esperienza da catechista inizia letteralmente “col botto”.
Dopo anni di Azione Cattolica e gruppi giovanissimi, in cui ho avuto a che fare prevalentemente con gli adolescenti, sono stata catapultata nel mondo del catechismo da suor Graziana, che ha accolto la mia timida proposta di dare una mano in parrocchia. E non sono entrata in un gruppo qualsiasi: la mia prima esperienza di catechista inizia proprio col gruppo del quarto anno di iniziazione cristiana, durante la quale ho affiancato un’altra catechista più esperta di me.
Il gruppo di ragazzi che ho seguito durante quest’ultimo anno ha iniziato e condotto gran parte del cammino a distanza: la pandemia, si sa, ci ha costretti a relazionarci con gli altri attraverso lo schermo di un pc, e tra un microfono che non funziona e la linea internet che fa capricci, guidare questi ragazzi in questo cammino di discepolato non è stato, certo, una passeggiata. Ma i ragazzi hanno risorse che noi adulti non conosciamo o che, forse, abbiamo dimenticato di avere, e nonostante tutto non si è mai spento in loro l’entusiasmo di incontrare Dio e di crescere come figli nella fede.
Qualche settimana fa abbiamo vissuto uno dei momenti topici della vita di un cristia- no: la Cresima! È stato un cammino intenso fatto di passi, incontri e nuove scoperte. Abbiamo iniziato il nostro percorso incontrando Nicodemo, un fariseo un po’ singolare che cerca Gesù di notte, a cui viene rivelato che per vivere pienamente la vita nella fede bisogna “rinascere” a vita nuova, e che tutto questo può avvenire solo per mezzo dello Spirito di Dio.
Siamo saliti sul monte Sinai con Mosé e abbiamo ricevuto le tavole dei Dieci Comandamenti con cui Dio stabilisce un’alleanza con ciascuno di noi, mettendo per iscritto non solo sulla pietra, ma soprattutto nel nostro cuore leggi che parlano d’amore. E nella logica dell’amore incondizionato e senza riserve si inserisce l’incontro con un altro personaggio del Vangelo, quello del buon samaritano, attraverso cui Gesù ci apre una nuova strada: solo amando noi stessi e gli altri possiamo entrare in comu- nione profonda con Dio; ed è proprio questa comunione profonda, che di rimando, permette di farci prossimi con gli altri! Non può esserci amore vero se non si appartiene a qualcuno. “Io sono la vite, voi siete i tralci: chi rimane nel mio amore vivrà in eterno”. Queste parole di Gesù riportate nel Vangelo di Giovanni sono state tra le più toccanti di tutti i brani letti durante gli incontri. Noi non siamo isole, non siamo girovaghi senza méta, ma siamo i protago- nisti di un disegno che Dio ha pensato per noi ancor prima che nascessimo.
È un Dio accogliente, padre e madre allo stesso tempo, che si prende cura di noi con premura e che ci riempie continuamente di regali. Lo Spirito Santo che i nostri ragazzi hanno ricevuto la settimana scorsa è uno di questi regali: un sigillo segnato sulla fronte che trasforma chi lo ricevere, per cui la nostra povertà e piccolezza diventano sovrabbondanza di amore e di gioia: “la gioia di chi sa di essere amato e di chi vuol fare della sua vita un progetto d’amore”.
Eugenia Vasile