Nel cuore dei misteri

Un libro inchiesta, perché il sacrificio di Lucia, Olga e Bernardetta, le tre missionarie uccise in Burundi nel 2014, non sia stato vano

Giusy Baioni, giornalista desiana freelance, scrive per diverse testate nazionali, oltre che su alcune riviste missionarie. In occasione dell’uscita del suo libro inchiesta “Nel cuore dei misteri” (ed. All Around), ci racconta perché ha deciso di impegnare alcuni anni della sua vita e del suo lavoro alla ricerca di una verità scomoda e velocemente insabbiata, che ha a che fare con notevoli interessi che si sviluppano in Africa, ma che sono a vantaggio di altri paesi… “Perché solo la verità rende liberi davvero, solo la verità salva”

La verità: perché darsi tanta pena per cercarla? Non basta conservare una dolce memoria di chi non c’è più? Di chi è stato strappato al mondo con violenza? Perché riaprire ferite ormai rimarginate?
Forse più di una persona si porrà questa domanda, scoprendo che a distanza di otto anni dal barbaro assassinio della saveriana desiana Lucia Pulici e delle sue consorelle Olga Raschietti e Bernardetta Boggian, un’inchiesta riapre la vicenda. Perché? Me lo sono domandata più e più volte, in questi anni, mentre tentavo di ricomporre pezzi di un puzzle che parevano assurdi nella loro crudezza e durezza. Perché? Non era meglio lasciar stare, lasciare che tutto restasse com’era?

Lo si fa spesso, questo ragionamento. Comprensibile, quando si tratta di lenire il dolore della perdita di un familiare o di un amico.

Ma se nessuno si preoccupa di comprendere e di cercare in profondità la verità dei fatti, non facciamo un torto anzitutto a chi non c’è più? Pensiamo che le tre missionarie siano morte invano, senza una causa, una mano che quel delitto ha compiuto, una mente che lo ha pensato? Lasciare le cose come stanno, qui o altrove, crea un grosso problema, che si autoalimenta e si ingigantisce via via: se nessuno chiede conto, se nessuno cerca i colpevoli, costoro si sentiranno liberi di agire di nuovo, di disporre a loro piacimento della vita degli altri. Tanto più se questi “altri” sono persone senza voce, senza diritti… Se dei killer spietati non si sono fermati nemmeno davanti a tre religiose, davanti a tre donne ultrasettantenni (in Africa i consacrati e gli anziani godono di un rispetto quasi assoluto) per di più straniere e occidentali, allora immaginate come possano agire nei confronti di chi non ha voce. Se vogliamo che il sacrificio di Lucia, Olga e Bernardetta non sia stato vano, è necessario comprendere: persino il perdono necessita di nomi e volti a cui essere donato, altrimenti resta un inutile esercizio retorico.

Cercate e troverete: le risposte arrivano, per chi le cerca. Sempre. Ma talvolta possono rivelarsi dure, quasi insopportabili. Affrontarle, guardarle in faccia richiede coraggio, ma anche misericordia, per non cadere nella trappola dello scandalismo.

Ne valeva la pena? Resto convinta di sì: nonostante la fatica, nonostante lo shock e anche il dolore di alcune scoperte, nonostante le possibili incomprensioni, vale sempre la pena cercare la verità. Perché solo la verità rende liberi davvero. Solo la verità salva.