Vero: oggi va di più l’inglese del latino e più o meno si dovrebbe tradurre out of mind. Ma l’originale latino appartiene a un’enciclica del 1963 scritta dal papa san Giovanni XXIII, che definiva così la guerra in un’epoca dove l’olocausto nucleare è sempre a un passo. Alienum a ratione si traduce letteralmente “fuori dalla ragione” e quindi, più efficacemente, “fuori di testa”. Sono stato a Nagasaki, la prima città cattolica del Giappone, distrutta dall’ordigno nucleare il 9 agosto 1945: l’onda d’urto della bomba arrivava come un vento micidiale a chilometri di distanza distruggendo tutto ciò che incontrava; i residui delle radiazioni hanno contaminato vite e ambienti per decenni. Non c’è luogo del mondo che non ricordi gli orrori della guerra con musei, monumenti, cimiteri. La lezione è che l’uomo ragionevole rifiuta la guerra, come dice saggiamente l’articolo 11 della Costituzione italiana: «L’Italia ripudia la guerracome strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali».
Nobili propositi, dimenticati quando per orgoglio nazionale, opportunità o anche solo per ragioni di mercato, la guerra viene praticata e alimentata. Uno spettacolo che condiziona anche lo sguardo di chi, nelle famiglie e nelle città, pensa di farsi giustizia o di affermarsi mediante la violenza.
Solo la voce del papa resta a condannare la guerra e a invocare la pace: ma lo trattano come se fosse lui alienum a ratione.
don Gianni