EDUCAZIONE: C’È BISOGNO DI TESTIMONI

Siamo stanchi di diventare giovani seri, o contenti per forza, o criminali o nevrotici; vogliamo ridere, essere innocenti, aspettare qualcosa dalla vita, chiedere, ignorare. Non vogliamo essere subito già così sicuri. Non vogliamo essere subito già così senza sogni. Sciopero, sciopero, compagni! Per i nostri doveri. Signor Maestro, la smetta di trattarci come scemi che bisogna sempre non offendere, non ferire, non toccare. Non ci aduli, siamo uomini, Signor Maestro!

Così Pasolini negli anni Settanta dava voce al desiderio dei giovani, alle loro speranze, ai loro bisogni. È il grido di chi vuole diventare grande sentendosi accompagnato da adulti capaci di essere incisivi, di toccare il cuore fino a ferirlo. Quel grido, oggi, è probabilmente meno evidente,soffocato dentro un disagio che non riesce a trovare parole per essere comunicato, espresso attraverso comportamenti e
atteggiamenti complessi che sono però – in modo ancora più drammatico – una domanda che gli adulti non possono eludere. Proprio questo è il punto da cui l’emergenza educativa dentro la quale viviamo può cominciare a essere affrontata: occorre accompagnare i giovani a comprendere che le domande nascoste sotto i molti paesi e le molte paure che sperimentano debbano essere innanzitutto svelate: lo sai che vuoi essere felice? Lo sai che tanti come te si sono messi in viaggio prima di te e adesso con te? Lo sai che non sei solo? Negli anni Settanta come oggi, i giovani chiedono di conoscere come altri prima
di loro si siano chiesti le stesse cose che si chiedono loro, quale viaggio hanno fatto per scoprire perché valesse la pena vivere e lavorare; chiedono di capire per chi e per che cosa svegliarsi ogni giorno e crescere e abitare il mondo. E chiedono un testimone, tanti testimoni: qualcuno che gli faccia compagnia, che con la sua stessa vita viva renda vere le parole di cui il mondo ha bisogno. Fino ad accorgersi con loro che il viaggio, la domanda e la ricerca hanno un punto luminoso verso cui andare, da cui venire invasi
e compresi. Non c’è nessuna riforma scolastica che insegni agli insegnanti a essere testimoni così, ma occorre che la scuola torni a diventare un luogo in cui la libertà di fare questo viaggio insieme sia ancora possibile. Così come non c’è nessuna magia che garantisca ai genitori di essere testimoni così e occorre che gli adulti trovino un luogo in cui per primi vengano continuamente educati. Lo stesso si può dire per la Chiesa: è solo una comunità di adulti in cammino, di gente che si interroga sul senso delle cose e abbraccia il mondo avendo incontrato una risposta alla propria inquieta ricerca che può arrivare a offendere, toccare e ferire il cuore dei giovani. Come voleva Pasolini. E come papa Francesco ha con forza riaffermato alla GMG di Lisbona.

Corrado Bagnoli