Senza incorrere in una lettura pessimistica della storia recente, si può affermare che, accanto al diffondersi di parole come pace e riconciliazione, cresce l’uso dei termini guerra, vendetta, conflitto.
Tutto si spiega dicendo che la responsabilità è dei governanti delle nazioni, degli economisti e di chi governa il complesso sistema finanziario mondiale.
Indubbiamente i motivi accennati sono all’origine dei tanti conflitti in atto nel mondo. Tali conflitti, poi, sono alimentati da un fiorente e redditizio commercio di armi che – dicono gli osservatori – è in espansione e sostiene non poche economie nazionali.
Eppure, all’origine, c’è qualcosa che non vogliamo riconoscere: una conflittualità intrinseca che
scaturisce dal cuore degli uomini e delle donne. Una sostanziale interpretazione della libertà individuale
che non si coniuga con la responsabilità sociale.
Un progressivo allontanamento da quel “Signore e Maestro”, Gesù di Nazareth, il Dio con noi, che chiama “beati” gli operatori di pace. Il Natale diventa messaggio attuale ed urgente perché: “I figli di Dio, operatori di pace, non si sottraggano alle opere di pace. Cerchino l’incontro con tutti, si propongano di stabilire rapporti di amicizia, di collaborazione, di rispetto reciproco con ogni uomo e ogni donna, in qualsiasi luogo abitino”.
Utopia, ideale o realtà, concretezza?
don Mauro