“Sei scartato”, afferma il dirigente al ragazzo che ha giocato una partita un po’ spenta.
“Sei proprio stata decisa”, dice l’allenatore alla giovane pallavolista.
“Non hai mai capito niente di me”, dice il marito alla moglie dopo una discussione particolarmente violenta.
“Mi sei mancato”, comunica la fidanzata al proprio fidanzato dopo un tempo di lontananza.
Sono alcune esemplificazioni che ci fanno comprendere quanto sia decisivo ciò che diciamo. Con una o più parole, possiamo incoraggiare o produrre frustrazione, esprimere comprensione o allontanare, coinvolgere o escludere, accogliere o allontanare, aprire dialoghi o erigere muri invalicabili.
Molto – anzi, quasi tutto – noi comunichiamo con la parola.
Parola pensata o istintiva, conseguenza di confronti o frutto di rigidità senza vie d’uscita, espressione di esperienze accumulate nel tempo o di pensieri recenti.
In tutto questo, qual è la forza della parola di Dio?
“Il Verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi”.
Dio si comunica attraverso la parola, il Verbo che ci fa persone in Cristo Gesù, e la sua Parola è diretta, personale, convincente e incisiva. Un giorno, ad alcuni uomini ha detto: “Seguimi”, “Venite dietro a me e sarete pescatori di uomini”.
La sua Parola non è caratterizzata da teorie incomprensibili e inaccessibili, ma è rivolta dal cuore amante di Dio al cuore mendicante d’amore di ogni persona: si comprende perché è per la vita e apre all’incontro con Dio Amore. Nella domenica della Parola mettiamoci in ascolto, decisi a diventare “uditori della Parola” nella settimana degli Esercizi spirituali della prossima Quaresima.
don Mauro